Scienza

Chelazione, quando è terapia e quando rischio

Esistono tante terapie non scientifiche che si diffondono via internet o addirittura troviamo negli scaffali delle farmacie e se è vero che la maggior parte di esse sono tanto inefficaci quanto inoffensive, alcune possono rappresentare un pericolo per la nostra salute, direttamente o indirettamente. Negli Stati Uniti negli anni scorsi diversi “naturopati” ma anche qualche medico sprovveduto, hanno lanciato una moda a prima vista inoffensiva ma in realtà molto pericolosa. Si tratta della cosiddetta “chelazione” o “terapia chelante”.

Si tratta di una terapia a tutti gli effetti, usata da anni in ambito medico quando si deve trattare un avvelenamento, un’intossicazione o uno stato patologico dovuto ad accumulo di metalli:  con varie sostanze (chiamate appunto chelanti) si favorisce l’espulsione di questi metalli dall’organismo, risolvendo o migliorando quasi sempre la sintomatologia. Un esempio può essere l’avvelenamento da piombo, molto frequente in passato ed oggi fortunatamente più raro, ma anche l’accumulo di ferro in pazienti che si devono sottoporre per ragioni di salute a frequenti trasfusioni di sangue. Questa terapia ha dei rischi e degli effetti collaterali noti e non sottovalutabili. Le sostanze impiegate a questo scopo si legano ai metalli per permettere la loro eliminazione dal corpo, ma nello stesso tempo favoriscono l’eliminazione di altre sostanze molto importanti per il corretto funzionamento delle nostre funzioni, per esempio gli elettroliti (come il sodio, il calcio o il potassio), la cui carenza espone a gravissime conseguenze, soprattutto di tipo cardiovascolare.

Non solo: “eliminare i metalli” non significa eliminare solo sostanze tossiche, ma anche altre che invece esplicano un ruolo fondamentale per l’organismo, i farmaci usati per questo scopo non riescono naturalmente a distinguere metalli “utili” da metalli “dannosi” e quindi un loro uso indiscriminato ha i suoi rischi. Il rame, lo zinco ma anche altre sostanze (come il selenio), sono costituenti di varie funzioni del corpo umano (nel sistema nervoso, cardiovascolare, endocrino) ed eliminarli senza controllo espone a conseguenze gravi e persino fatali. Un po’ tutti conosciamo l’anemia da carenza di ferro, questo, pur essendo un metallo, ha una funzione indispensabile per il buon funzionamento dell’organismo.

Per capire quanto possa essere rischioso un trattamento del genere non necessario (e soprattutto fatto senza i dovuti controlli), si pensi che anche la terapia somministrata sotto controllo medico è considerata ricca di effetti collaterali e con il paziente che deve essere costantemente monitorato. Non a caso negli Stati Uniti, dove questa “moda” all’infuori delle strutture sanitarie è appannaggio di veri e propri ciarlatani, sono molti i casi di persone ridotte in fin di vita da “terapie” di questo tipo. Sono noti anche casi di decesso, come quello di un bambino affetto da autismo “curato” in questo modo e che ha perso la vita, oltre a numerosi altri decessi, anche di adulti. Molti dei terapeuti (medici o improvvisati “naturopati”) che hanno pubblicizzato ed usato queste pseudoterapie, sono stati arrestati e condannati, alcuni persino radiati dagli albi professionali in quanto la chelazione è un trattamento da effettuare solo in caso di bisogno e sotto strettissimo controllo medico.

La morte della maggioranza delle vittime, è sopraggiunta proprio per “deplezione” (cioè carenza) di sostanze eliminate assieme ai metalli che, a detta degli avventati terapeuti, erano causa delle loro patologie, questa carenza ha determinato un arresto cardiocircolatorio. Nel mondo la chelazione è utilizzata a sproposito per “curare” problemi di tutti i tipi, dall’autismo alla sclerosi multipla, per finire al cancro. In nessuna di queste condizioni vi è prova scientifica di efficacia ma è al contrario provata una pericolosità molto elevata, curioso anche il meccanismo usato per convincere i malcapitati di avere una fantomatica “intossicazione” da metalli pesanti (che poi viene trattata con questi farmaci), si somministra al paziente un agente chelante e poi si analizzano le sue urine, se vi è presenza di metalli ecco che il soggetto diventa “intossicato” (cliente ideale per un trattamento inutile, costoso e pericoloso, oltre che non necessario). Si tratta di un “trucco”: somministrando chelanti è scontato trovare metalli nelle urine, è lo scopo e la funzione di queste sostanze, altre volte si esegue un “test del capello”, esame con scarsissima attendibilità. Beffati e danneggiati quindi.

Da noi, nel sottobosco dei “naturopati” qualcuno somministra queste terapie in maniera illegale (non vi è alcuna indicazione medica) e senza alcun riscontro di efficacia, finora non si hanno notizie di decessi (almeno ufficialmente) e speriamo non ne arrivino mai. Attenzione quindi a chi propone rimedi senza attendibilità scientifica, oltre al danno economico e morale, c’è sempre il rischio del danno fisico, fino alla morte.