Il vicepresidente esce per divergenze sulla gestione di viale dell'Astronomia. Squinzi vuole avocare a sè le sue deleghe, allo sviluppo e all'energia. Associazioni di categoria e territoriali, però, la mancanza di consultazione e lo spostamento del baricentro di Confindustria a vantaggio della Lombardia rispetto a Roma
Perde pezzi la Confindustria di Giorgio Squinzi. Il leader degli industriali, che non perde occasione per attaccare la politica e in particolare il governo Renzi, deve fare i conti con l’addio del vicepresidente Aurelio Regina, manager romano ex presidente di Confindustria Lazio e vicino a Luca Montezemolo (presiede Manifatture Sigaro Toscano, di cui Montezemolo è socio insieme alla famiglia Maccaferri e all’ex presidente Enel Piero Gnudi). Regina – che è stato uno dei grandi elettori di Squinzi nel testa a testa con Alberto Bombassei e ha in mano due deleghe pesanti, quelle per lo sviluppo e per l’energia – lascia, riporta l’agenzia Adnkronos, per motivi personali ma anche “fraintendimenti e divergenze” sulla gestione di Viale dell’Astronomia. La decisione si è concretizzata martedì in occasione del Consiglio di presidenza, in attesa della Giunta di mercoledì che voterà la nuova squadra. Dopo aver salutato gli uscenti Fulvio Conti, Massimo Sarmi e Paolo Zegna (i primi due se ne vanno perché lasciano il vertice dei rispettivi gruppi, Enel e Poste italiane, il terzo per motivi personali), Squinzi ha annunciato il rimescolamento di alcune deleghe. E l’intenzione di avocare a sè quelle su sviluppo ed energia finora assegnate a Regina, che andrebbero a sommarsi a quelle su Europa e infrastrutture. A sostituire Regina (che è anche anche presidente di Credit Suisse Italy e Fondazione Musica per Roma) nella squadra di presidenza sarà con tutta probabilità Carlo Pesenti, consigliere delegato di Italcementi, a cui Squinzi aveva affidato il compito di gestire la Commissione per la riforma del sistema di rappresentanza degli industriali. Sono dati in uscita anche Samy Gattegno (presidente di Cefriel), che siede nel Comitato tecnico per la sicurezza, e Edoardo Garrone (Erg), che fa parte di quello per l’ambiente e l’internazionalizzazione. Il passaggio di metà mandato, insomma, si è trasformato in uno scontro tra diverse anime dell’associazione di viale dell’Astronomia, che hanno sensibilità differenti rispetto all’azione del governo. Le novità scontentano però la base: le associazioni di categoria e diverse territoriali, riferiscono le agenzie di stampa, contestano la mancanza di consultazione rispetto a una decisione che riguarda poteri importanti. Un metodo finora mai applicato in Confindustria. Non piace, poi, il sempre più evidente squilibrio territoriale: il baricentro dell’associazione, con l’uscita di Regina e l’arrivo del cementiere bergamasco Pesenti, si sposta decisamente verso la Lombardia, lasciando Roma ai margini. Un andazzo che sembra spaventare l’elefantiaco apparato dell’associazione, che costa circa 500 milioni di euro all’anno.
arebbe previsto l’ingresso di Carlo Pesenti, l’industriale a cui Squinzi aveva affidato il delicato compito di gestire la Commissione per la Riforma del sistema di rappresentanza degli industriali. Intanto il giro di nomine ai vertici delle società partecipate dal Tesoro dovrebbe portare automaticamente all’esclusione del delegato per gli investitori esteri Giuseppe Recchi (che lascia Eni), del vice presidente per il centro Studi Fulvio Conti (che lascia Enel) e del delegato per i servizi digitali Massimo Sarmi (che lascia Poste). Era invece attesa, e sarebbe confermata, l’uscita dalla squadra di Paolo Zegna, attualmente nel comitato tecnico per l’internazionalizzazione.