Il leader della Fiom, Maurizio Landini, ha presentato la lista alternativa, rispetto a quella di maggioranza, in vista dell’elezione del nuovo comitato direttivo della Cgil: sono 110 i firmatari. Insieme a Landini, una parte dell’ex area “Lavoro e società”, tra cui il segretario confederale Nicola Nicolosi. “Siamo partiti uniti e siamo spaccati grazie al segretario generale”, ha affermato Landini. Alla commissione elettorale è stata presentata anche una seconda lista alternativa da Giorgio Cremaschi (già firmatario del secondo documento congressuale), che ha raccolto 31 firmatari. Sono quindi tre le liste per il direttivo. Sono tre le liste in pista al congresso del più grande sindacato italiano. C’è poi la lista di maggioranza che ruota intorno al leader Cgil, Susanna Camusso. “Siamo partiti uniti e siamo spaccati grazie al segretario generale”, commenta Landini che rinnova le critiche: “In una situazione normale avresti una scheda con le varie liste e ogni delegato vota la lista in base a quanti voti prendi sei rappresentato nel direttivo”.
Gli scontri interni alla Cgil erano diventati anche tema dell’intervento del presidente del Consiglio Matteo Renzi a Ballarò ovviamente in chiave di rapporto tra governo e organizzazioni dei lavoratori: “Dovremmo preoccuparci – dice – di come si fa a creare lavoro. Se il massimo di elaborazione concettuale della Cgil è l’attacco al governo perchè fa il governo e realizza le cose, è triste per la Cgil, e per i suoi militanti. Ci aspettiamo di più dalla Cgil: dove è stata la Cgil in questi anni?”. “Il fatto che il massimo dell’elaborazione concettuale del leader Cgil sia l’attacco al governo, e non la preoccupazione per i disoccupati, è triste per i militanti della Cgil – ha aggiunto il capo del governo – Se Camusso ha un problema interno perché Landini chiede cose diverse è problema loro, noi vogliamo discutere ma basta con il potere di veto”. Insomma: “Se la Camusso – attacca Renzi – ha un problema interno perché Landini chiede giustamente primarie, è un problema loro. Ma se la disoccupazione è dal 7 al 13 senza che i sindacati se ne siano accorti, è triste per il sindacato e per chi paga la tessera del sindacati”.
In mattinata alcuni applausi e qualche fischio per il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, che ha partecipato ai lavori della seconda giornata del congresso. Il ministro del Lavoro si è seduto nelle prime file e ha poi chiacchierato per diversi minuti con il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. “Noi non facciamo niente contro nessuno, facciamo le cose che pensiamo siano utili agli italiani” ha dichiarato poi il ministro rispondendo a una domanda sul sindacato. “Oggi c’è bisogno di un radicale cambiamento in questo Paese”, aggiunge, evidenziando al contempo che “per il governo la musica è già cambiata“. “Il ministro del Lavoro – ribadisce – incontra le parti, valuta poi come è naturale che sia, il governo si prende la responsabilità di decidere”. Rispondendo ad un’altra domanda se sia in corso una guerra fredda tra il governo e il sindacato, Poletti dice: “Non credo che si inneschino guerre fredde o calde di nessuna natura. Ci sono valutazioni e scelte che il governo fa, di metodo e di merito. Su queste scelte è del tutto legittimo che si sia d’accordo o non d’accordo, ma il fatto che ci sia o non ci sia l’accordo debba portarci a dire che sono in corso delle guerre a me non pare che sia il modo giusto”. Quanto al tema del cambiamento, “se troveremo alleati sulla strada del cambiamentosaremo felici. Oggi – prosegue il ministro – bisogna praticarlo e farlo celermente. Oggi c’è un pezzo d’Italia che non ne può più, non è più in grado di aspettare nulla e ha bisogno di atti concreti per ricostruire e recuperare un dato di fiducia che è l’elemento fondamentale per poi cambiare i comportamenti. Noi abbiamo bisogno di produrre un’aspettativa positiva: gli atti che stiamo facendo e il ritmo che abbiamo impresso al nostro agire è figlio della necessità di ricostruire la fiducia in questo Paese che pian piano negli anni l’aveva perduta”.
Diversa la visione del sindacato: “La Cgil pretende, come credo tutte le parti sociali del Paese, di poter contrattare e non solamente di essere ascoltata – dice il segretario confederale Fabrizio Solari – Poi ovviamente le decisioni finali spettano al governo. Sia chiaro: noi non vogliamo difendere l’esistente, ci sono molte cose che on vanno e tante che devono essere cambiate. Da parte nostra non c’è alcun diritto di veto, non lo abbiamo mai avuto. Però abbiamo il diritto di contrattare e non di essere semplicemente ascoltati”, aggiunge Solari. “Abbiamo una rappresentanza, rappresentiamo interessi specifici – prosegue il sindacalista – non possiamo sostituirci al governo ma abbiamo il diritto di rappresentare, ed eventualmente lottare, per affermare il nostro punto di vista. Il sindacato per sua natura contratta, noi questo lo vogliamo fare con tutti, anche con il governo. Ma questo non vuol dire che vogliamo sostituirci a questo”.