I parlamentari Cinque Stelle bloccano i lavori incatenandosi ai banchi, la Lega ha lanciato "banconote" da 80 euro. Seduta sospesa e poi ripresa. Alla fine l'ok alla fiducia posta sul decreto
I Cinque Stelle lo hanno fatto per protesta contro il decreto lavoro sul quale il governo ha posto e ottenuto la fiducia (158 sì, 122 no). Il presidente di turno Roberto Calderoli invece diceva sul serio, eccome: “A seduta chiusa posso anche disporre l’arresto. Quindi vedete voi se dobbiamo arrivare a questo livello”. E il vicepresidente del Senato dice sul serio perché parla forte dell’articolo 72 del regolamento di Palazzo Madama: “In caso di oltraggio al Senato o ad alcuno dei suoi membri nell’esercizio delle sue funzioni o di resistenza agli ordini del Presidente, questi può ordinare l’arresto immediato del colpevole e la sua traduzione davanti all’autorità competente”. Un provvedimento forte previsto nei casi di comportamenti gravi. Proprio la resistenza sarebbe stato il “capo d’imputazione” per i parlamentari Cinque Stelle. Alcuni grillini, infatti, hanno indossato le magliette con la scritta “Schiavi mai”, ma altri si sono ammanettati ai loro seggi. Altri ancora (come Vito Crimi e Carlo Martelli) si sono ammanettati tra loro. “Oggi – ha dichiarato a un certo punto la senatrice Nunzia Catalfo – non ci muoviamo e ci dovrete portare via con la forza”. Situazione che ha costretto lo stesso Calderoli e i commessi agli straordinari: “Vado a cercare un fabbro” ha detto il vicepresidente del Senato quando ha sospeso la seduta per via delle proteste dei Cinque Stelle.
E’ stato il sesto voto di fiducia ottenuto dal governo Renzi. A opporsi soprattutto Sel, la Lega Nord e appunto i Cinque Stelle. I vendoliani hanno esposto alcuni cartelli durante le dichiarazioni di voto: “Avete già pagato caro, ma non avete pagato tutto!”; “Una riforma moderna: la nuova schiavitù“; “La Costituzione è carta straccia” e “L’Italia era una Repubblica fondata sul lavoro”. La presidente di turno, Valeria Fedeli, ha chiesto ai commessi di rimuoverli. La Lega Nord si è aggiunta alla protesta lanciando dai propri scranni “banconote” da 80 euro, ricordando il taglio dell’Irpef promesso dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. In questo caso è stato lo stesso Calderoli a sospendere la seduta. Anche perché era cominciata nel frattempo la protesta dei Cinque Stelle i cui senatori hanno esposto una maglietta con scritto “Schiavi mai”. “Ricordo a tutti che gli spogliarelli non sono consentiti e quando ci sono certi fisici sono anche sconsigliati – ha ironizzato il vicepresidente del Senato mentre i senatori si toglievano le giacche per indossare le t-shirt – Qui è possibile certamente esprimere il dissenso ma il circo mai”. Ma non è finita lì. I parlamentari M5s hanno occupato i banchi e alla fine si sono incatenati e ammanettati. “Chiedo ai senatori questori di allontanare chiunque non tenga un comportamento consono al decoro dell’aula” ha aggiunto Calderoli.
Il presidente di turno ha dovuto anche più volte invitare i commessi a intervenire. Questi ultimi, infatti, non riuscivano a allontanare i parlamentari grillini che si erano incatenati e quindi dal sarcasmo Calderoli è passato ai toni più duri: “Chi pensa di poter stare in Aula ammanettato durante la seduta – ha dichiarato Calderoli – Io non posso farlo, posso allontanarli. A seduta chiusa posso anche disporre l’arresto. Quindi vedete voi se dobbiamo arrivare a questo livello”. Crimi e Martelli si ammanettano tra loro: “Senatore Crimi – è intervenuto il vicepresidente – guardi che il regolamento non prevede che lei possa stare incatenato a Martelli. Non so se l’uno o il contrario, ma qualcuno dei due è imprigionato. Come il senatore Puglia, la senatrice Fattori. Guardate che anche se ammanettati possono essere portati anche in colonna eh. Avete sentito parlare di tronchesine? Chiedo ai commessi di recuperare gli strumenti. Comunque posso allontanarvi e disporre anche l’arresto. Sospendo la seduta e vado a cercare il fabbro e vi assicuro che alla ripresa non ci sarete più”. “Speriamo restino lì incatenati per un po’ così fanno meno danni” ha commentato Massimo D’Alema. Ma la speranza dell’ex presidente del Consiglio è stata disattesa. Alla fine la protesta si è interrotta, la seduta è ripresa e si è votato regolarmente.