Ma che soave ipocrisia è stata messa in scena dalla società civile, politica e mediatica nei confronti di Genny ‘a carogna e dei suoi compañeros. Le carogne, molto più dei tifosi, vanno individuati tra politici, giornalisti, uomini dello sport che, individuato il perfetto capro espiatorio hanno lavato le loro coscienze, di fatto molto più lombrosiane (per raggelante ben pensare) dei tratti somatici che sono valsi il Daspo al capo tifoso.

Perché non vi è dubbio che sul fronte delle responsabilità l’unico che si è comportato bene è proprio il napoletano reo di avere fatto il proprio dovere di capo e tranquillizzato la curva.

Gli si addebita di avere indossato la maglietta sbagliata aggravando, ulteriormente, l’ipocrisia di un establishment pallonaro e politico che a fronte di problemi decennali ha sempre girato la testa dall’altra parte, evitando di intervenire sulle società, sulla responsabilità dei club nei rapporti con la tifoseria e, in buona sostanza, sul fatto che queste società dai fatturati milionari sarebbe ora che investissero in sicurezza preventiva, evitando relazioni morbose con le tifoserie più violente.

Genny ‘a carogna assurge, così, a vittima predestinata: la costruzione del capro espiatorio assume, nei suoi confronti, il trionfo del perbenismo reazionario e il ritorno a categorie lombrosiane che, se applicate, dovrebbero essere rivisitate anche per molti di coloro che le applicano, a partire dal ministro Alfano.

Perché quel Daspo è stato dato per le fattezze somatiche del tifoso, per le sue ascendenze, perché ci vuole ben altro coraggio a dare un segnale interdittorio a chi, tra le alte cariche pallonare, è responsabile vero delle situazioni illegali che animano il calcio.

Più difficile e coraggioso, non solo perché quelle figure sedevano, mentre Genny trattava, in tribuna vicino alla politica, ma perché, di fatto, sono interscambiabili con la politica, con la finanza, con l’elite di un paese che finisce sempre per criminalizzare figure marginali e mai figure centrali.

L’indignazione di Alfano puzza di marcio. In camicia inamidata e con raffinati gemelli ai polsini bianchi.

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