L'eletto alla Regione Puglia Fabiano Amati è stato condannato per abuso d'ufficio e falso. Ad essere congelata è la carica, ma non lo stipendio che continuerà ad essere percepito con una decurtazione del 15 per cento. I rappresentanti del partito di Berlusconi hanno cercato di opporsi all'attuazione della normativa: "Difendiamo il principio, non le persone"
Silvio Berlusconi e Fabiano Amati. Forza Italia e Partito democratico. Apparentemente nulla in comune. In realtà una cosa c’è: un partito, Forza Italia appunto, che tenta il tutto per tutto per salvare l’uno e l’altro dalla sospensione dalle rispettive cariche. “Difendiamo il principio, non le persone” dicono gli eletti azzurri che hanno scatenato nel Consiglio della Regione Puglia una bagarre durata due giorni. Il punto è questo: Fabiano Amati nel febbraio scorso, è stato condannato ad un anno e otto mesi per abuso d’ufficio e falso. Per l’accusa Amati – che all’epoca era consigliere comunale a Fasano (Bari) – avrebbe redatto un piano di recupero del centro storico favorendo gli immobili di famiglia. Tra i fatti e la condanna c’è di mezzo, nel 2012, l’approvazione della legge Severino che impone la sospensione a 18 mesi dei consiglieri condannati anche solo in primo grado. I 18 mesi di sospensione, di fatto, sono comunque già effettivi perché imposti da Roma. Tant’è che Amati in Aula non s’è visto. Anche se ad essere congelata è la carica ma non l’indennità di mandato che continuerà ad essere stanziata regolarmente con l’unica eccezione di una decurtazione del 15%. In totale 10mila euro lordi.
Al Consiglio regionale il compito di prendere atto del decreto di sospensione firmato dal presidente del Consiglio dei Ministri. E se per la maggioranza – di cui Amati fa parte – il Consiglio deve accettare e sospendere, per Forza Italia non è così. E in Aula scoppia il caos: dibattito fiume, animi accesi, forzisti che propongono di deliberare l’incostituzionalità delle legge del governo Monti bloccando la sospensione, interruzione dei lavori, mediazione tra i capigruppo per sbrogliare la matassa, minaccia del centrosinistra di abbandonare l’Aula se le opposizioni avessero continuato a perorare la causa Amati. Alla fine la mediazione: chiedere un parere pro veritate su una nuova mozione, sempre a firma centrodestra che, in sostanza, mette in discussione l’applicabilità delle legge Severino. “La verità – commenta il capogruppo di Forza Italia alla regione Ignazio Zullo – è che la maggioranza sta tentando di liberarsi di un personaggio scomodo. Del resto è sotto gli occhi di tutti che ultimamente Amati ha fatto più opposizione di noi al governo Vendola”. “Niente affatto – replica il presidente del gruppo Pd alla Regione Pino Romano – noi abbiamo respinto il tentativo di richiamare in Puglia la vicenda di Berlusconi. Sono questioni diverse. La legge va applicata, che piaccia o no. La sospensione è prevista dalla norma, il Consiglio regionale su questo non ha poteri, deve solo prenderne atto. Non difendiamo la casta. Rimuoviamo l’interesse diretto, ovvero sospendiamo Amati, e poi passiamo a contestare la legge Severino che anche secondo noi è incostituzionale. Ma facciamolo fuori dal Consiglio”. Come? “Sollecitando i parlamentari a chiederne la modifica” chiarisce. Ma Forza Italia non ne vuole sapere e promette di riprendere la battaglia immediatamente dopo le elezioni del 25 maggio. “Ciò che tentiamo di tutelare – spiega ancora Zullo – è il principio del rispetto e della dignità della persona. La legge Severino va contro principi costituzionali per tanti motivi: sospende le funzioni di un consigliere eletto dal popolo, lo fa in presenza di una sentenza di primo grado contravvenendo alla presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio, è discriminatoria perché non applicabile ai parlamentari e, non ultimo, è retroattiva”.
Il diretto interessato, in tutto ciò, guarda, sorride ma non commenta i tafferugli verbali dei colleghi. “Non metto becco in questa vicenda – dice Fabiano Amati – sono solo concentrato ad ottenere al più presto il giudizio d’Appello. Io reputo ingiusta la sentenza, chi mi conosce sa che non esiste in giro una sola persona che possa dire che nella mia vita politica io abbia approfittato di un centesimo. Per me non è una questione politica ma di onore. Sono stato assessore ai Lavori pubblici per quattro anni, ho gestito finanziamenti plurimilionari di opere pubbliche con un rigore quasi ossessivo. Mi secca che debba trovarmi implicato in una vicenda riguardante un relitto di 200 metri quadri nel centro storico di Fasano, acquistato da mio nonno negli anni ’50 e nata per un esposto presentato in Procura da un mio parente nell’ambito di una disputa sull’eredità che va avanti dagli anni ‘60”. Ma presenterà ricorso al Tar? “Valuterò. A mio avviso la legge Severino è incostituzionale, sia per la disparità di trattamento tra parlamentari e consiglieri che per una altra serie di motivi tecnici”. Ironia della sorte, Amati qualche mese fa ha pubblicato sulla rivista di Giustizia Amministrativa Giustamm, un saggio di 30 pagine nelle quali spiega perché, a suo avviso, la legge Severino è incostituzionale. Ma ora di questo non vuole parlare, è concentrato sul risolvere il problema a monte, dimostrare la sua innocenza. “Spero di farlo al più presto” conclude Amati sospirando. “Sa…io non sono Berlusconi. Nella giustizia ci credo”.