Numeri da Giro o il Giro dà i numeri. Insomma l’edizione numero 97 del Giro d’Italia, come ogni corsa a tappe di grande tradizione, porta con se una quantità enorme di aneddoti e cifre. Non sarà di certo un Giro da numeri uno, un po’ perché i veri big hanno optato per il Tour e anche perché neppure il numero 1 in corsa, Michele Scarponi sente di meritarlo avendolo ereditato da Nibali. Il marchigiano, in forza all’Astana, vuole anche provare a vincere, sulla strada, la maglia rosa (fu sua a tavolino nel 2011).

Alla partenza da Belfast ci saranno ventidue squadre che, annoverando 9 corridori a testa, comporranno un gruppo di 198 corridori. Li attendono 21 tappe e 3449,9 chilometri da percorrere inizialmente in Irlanda (cronosquadre d’apertura e due frazioni pianeggianti) e il resto sulla nostra penisola con estremi Taranto e Trieste, dove è posto il gran finale. Se già la conclusione friulana ha il sapore di novità, la partenza dall’Irlanda del Nord (con transito poi da Dublino in Eire) permetterà al Giro di colorare di rosa per la prima volta l’isola.

Questo start dal Regno Unito è l’undicesima partenza estera. La prima volta risale al 1965, quando prese le mosse dalla Repubblica di San Marino (vinse Vittorio Adorni). L’anno seguente, 1966, la corsa rosa nacque dal Principato di Monaco, con Motta vincitore a Milano. Nel 1973 il grande patrón Vincenzo Torriani volle omaggiare i Paesi che avevano dato vita alla Ceca, la Comunità europea del Carbone e dell’Acciaio. Quel Giro partì da Verviers in Belgio, approdò a Colonia, poi transitò in Lussemburgo e Strasburgo (Francia), prima di entrare in Italia. Quell’Euro Giro fu dominato da Eddy Merckx, in maglia rosa dall’inizio alla fine. Nel 1974 il Giro vide la partenza dalla Città del Vaticano, alla vigilia dell’Anno Santo, con il bis di Eddy Merckx. Nel 1996, anno del centenario della Gazzetta e dell’Olimpiade moderna, il Giro partì da Atene, per omaggiare la Grecia privata della ricorrenza olimpica (vinse il russo Tonkov). Nel 1998 il Giro partì da Nizza, e si chiuse con il trionfo di Marco Pantani. Nel 2002 toccò all’Olanda e dopo la partenza da Groningen, il Giro, a 50 anni dal Trattato di Roma e in omaggio alla nascita dell’euro, passò da sei Paesi della Comunità europea (Germania, Belgio, Lussemburgo e Francia e Italia). Vinse Paolo Savoldelli. Il Giro 2006 si avviò dal Belgio, da Seraing/Liegi e fece tre tappe in Vallonia prima di concludersi a favore di Ivan Basso. Lo stesso Basso vinse anche la successiva edizione partita dall’estero, quella “olandese” del 2010. Nel 2012, la Danimarca salutò il Giro poi vinto da Hesjedal.

Le partenze dall’estero hanno portato bene a Basso e la cadenza, ogni 4 anni, aiutano il varesino a sperare nella cabala per dimenticare i suoi 36 anni. Chi li ha dimenticati è Cadel Evans, che ne ha già compiuti 37 ma dopo aver mostrato uno stato di forma invidiabile al Giro del Trentino, vuole provare a scalare i gradini del podio che l’anno scorso lo videro terzo. Dovrà puntare sulla consueta grinta, la regolarità e dovrà sfruttare i chilometri contro il tempo che lo vedono sulla carta favorito sugli scalatori. Basso, Evans o anche Joaquim Rodríguez vincendo, strapperebbero a Fiorenzo Magni il record di più anziano ad aver conquistato la maglia rosa finale (Nel 1955 Magni aveva 34 anni e 180 giorni). Joaquim “Purito” Rodríguez e Nairo Quintana faranno il diavolo a 4 sulle grandi salite. La più alta, la Cima Coppi di quest’anno è rappresentata dai 2757 metri dello Stelvio, anche se lo spauracchio resta lo Zoncolan. Sempre parlando di anzianità come non citare Petacchi, che dall’alto dei suoi 40 anni e 22 tappe conquistate spera di piazzare una zampata allo sprint e cancellare quel Giovanni Rossignoli che si impose nella Trieste – Milano del 1920 a 37 anni e 186 giorni. L’assenza di Cavendish gli dà la possibilità di sprintare ma gli avversari, Farrar, Kittel, Bouhanni e Viviani ad esempio non staranno a guardare.

L’Italia insegue l’affermazione numero 70 ma il blocco straniero, espressione di ben 29 nazionalità diverse, lotterà per portar via la maglia rosa. Sogno proibito di Damiano Cunego sarebbe quello di rivincere la corsa dopo dieci anni. Bartali ci riuscì (’36 – ’46), Coppi fece addirittura meglio, dopo aver vinto giovanissimo nel 1940 si impose anche nel 1953. Insomma dal 9 maggio al 1 giugno ci sarà da divertirsi perché al Giro d’Italia i numeri li fanno i ciclisti, i campioni che mulinano rapporti incredibili, scalano pendenze impossibili e si lanciano in discesa a velocità folli. Tutte queste cifre fanno girare la testa, è vero, ma sarà un grande spettacolo dall’esito molto incerto. Per chiudere con i numeri, azzeccare il podio o un sicuro vincitore stavolta è un terno al lotto.

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