Si chiude a Rimini il 17esimo congresso nazionale della Cgil. Una tre giorni che ha sancito la frattura tra sindacato e Governo, ma anche quella interna tra la maggioranza del segretario Susanna Camusso (circa 80,5 per cento), la minoranza guidata dal leader della Fiom Maurizio Landini (16,7 per cento), e un’altra parte che fa capo a Giorgio Cremaschi (2,8 per cento). Nell’ultimo giorno di lavori, Camusso ha voluto rispondere al numero uno delle tute blu, che il giorno prima aveva invocato “maggiore trasparenza e un codice etico” e denunciato scarsa democrazia interna. “La discussione è bene che ci sia e di discussioni in questi mesi ne sono state fatte tante: poi arriva il momento in cui si decide”, ha tagliato corso il segretario generale in conferenza stampa. Pochi minuti prima, dal palco, aveva invocato l’unità del sindacato, parlando di “bisogno di casa comune, un luogo dove ci sente parte prima della Cgil e poi della propria associazione di categoria”. Un intervento che si era concluso con l’ovazione della sala: tutti in piedi, eccetto Landini e parte degli esponenti della Fiom di Giulia Zaccariello
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