Musica

Uk: stop alla musica nelle carceri

Alla fine dello scorso anno il governo inglese vietò ai detenuti di poter ricevere libri dall’esterno del carcere. Avrebbero dovuto conquistarsi questo privilegio, disse. Era un modo per dare loro un incentivo a comportarsi meglio. Strana tesi: limitare la lettura, uno dei massimi strumenti di reintegrazione in società e di recupero relazionare, al fine di lavorare proprio per la risocializzazione. Ma l’Inghilterra non si è fermata qui. Alcuni giorni fa c’è stato un ulteriore divieto.Ha vietato l’ingresso in carcere anche di strumenti musicali. Credo che l’Inghilterra ci offra oggi un esempio di stupidità, per non dire di peggio, nella gestione della pena e dei penitenziari. Perché togliere la musica? Quale può essere il senso?

La musica, fortunatamente, si è ribellata. Molti musicisti – dai Radiohead a David Gilmour dei Pink Floyd a Johnny Marr degli Smiths a tanti altri – si stanno battendo contro questo nuovo assurdo divieto. In una lettera al Guardian hanno criticato la scelta governativa, sottolineando come la musica sia un grande strumento di riabilitazione. Lo sappiamo bene noi, che da anni a Jailhouse Rock, la trasmissione radiofonica che curo e conduco assieme al presidente di Antigone Patrizio Gonnella, collaboriamo con la grandiosa band musicale del carcere di Bollate, coordinata dal bravissimo poliziotto penitenziario Francesco Mondello. Un poliziotto che attraverso l’entusiasmo di puntare a una pena non immobile nell’ozio forzato ma piena di attività e di valori non ha certo perso autorevolezza presso i detenuti, come a volte si teme, bensì ne ha guadagnata assai.

In prima fila a guidare la protesta inglese c’è Billy Bragg. Raccontiamo di lui nella puntata di questa settimana di Jailhouse Rock. È dal 2007 che Billy Bragg porta avanti la campagna Jail guitar doors. Il nome viene dal titolo di una canzone dei Clash. Quell’anno, racconta Bragg, stava ragionando su cosa fare per commemorare il quinto anniversario della morte di Joe Strummer, leader dei Clash. Voleva fare qualcosa di utile. In quel periodo gli arrivò una richiesta da una prigione inglese dove era stata messa su un’improvvisata scuola di chitarra. Mancavano però gli strumenti e chiedevano a lui un aiuto.

Bragg capì subito, partendo dalla sua propria esperienza, che la musica può davvero aiutare l’elaborazione dei problemi. Diede vita alla campagna, che intitolò ai Clash, volta a raccogliere fondi per comprare chitarre da donare alle prigioni. Sono tantissime le carceri cui Jail guitar doors ha donato strumenti musicali. È rimasta celebre la donazione alla prigione londinese di Wormwood Scrubs, quando il 6 luglio del 2007 Billy Bragg e Mick Jones, chitarrista dei Clash, si misero a provare le chitarre cantando e suonando davanti ai detenuti. Oggi tutto questo è vietato in Inghilterra.

Tra pochi giorni l’Italia sarà valutata a Strasburgo per lo stato delle sue carceri. L’Amministrazione Penitenziaria si concentra molto su numeri e metri quadri. Certamente importantissimi. Ma, come la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dice chiaro, la quantità non basta. C’è anche la qualità. Non è sufficiente far vivere i detenuti in più di tre metri quadri di spazio. Bisogna anche lavorare a un tempo della pena utile per abbassare la recidiva e reintegrare nella società. Serve a tutti, a loro e a noi. “Tutti noi crediamo che le persone debbano essere punite per i loro crimini… Ma io credo anche nel reinserimento. La domanda è: vogliamo aiutare le persone a non ricommettere un reato e a contribuire alla società?”. Sono parole di Billy Bragg.