L’Italia come la Germania, almeno per quanto riguarda la legge elettorale per le Europee. Dopo il rinvio della legge italiana alla Corte Costituzionale dal Tribunale di Venezia, in seguito all’esame di un ricorso presentato dall’avvocato Felice Besostri, si profila la possibilità di una bocciatura per incostituzionalità della soglia del 4 per cento fissata per entrare al Parlamento europeo. Lo scorso 26 febbraio la Corte federale tedesca aveva giudicato illegittimo il 3 per cento imposto da Berlino ai partiti tedeschi, sentenza che ha costituito un precedente interessante per tutta Europa. “La soglia di sbarramento impedisce un’equa rappresentanza delle preferenze di voto dei cittadini”: è stato l’argomento utilizzato a febbraio dalla Corte tedesca per cassare la soglia del 3 per cento, sbarramento precedentemente già abbassato dal 5 per cento dal Bundestag nel giugno 2013 dopo un’analoga sentenza sempre della Corte di Karlsruhe.
Il ricorso tedesco era stato presentato da alcuni piccoli partiti, tra cui quello di estrema destra Npd, il partito dei Pirati e i Freie Waehler, che potranno quindi correre liberamente alle elezioni di maggio. Una buona notizia anche per i partiti più grossi, che i sondaggi danno a cavallo del 3 per cento, come i liberali del Fdp e gli euroscettici dell’AfD (questi ultimi a dire il vero in costante salita). Soddisfatti i Verdi, ma non solo. “La decisione del tribunale civile di Venezia è una notizia che apre un varco alla democrazia nel nostro paese”, attacca il co-portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli. Proprio i Verdi nei mesi scorsi sono stati tra i più critici della soglia del 4 per cento in Italia (non a caso i sondaggi li vedono ben al di sotto). Monica Frassoni, co-Presidente del Partito Verde Europeo e tra le fondatrici della lista Green Italia ha più volte parlato di “Europorcellum”, chiedendone l’eliminazione o un ulteriore abbassamento al 2 per cento. Tuttavia l’esito del rinvio della legge italiana alla Corte Costituzionale di questi giorni non dovrebbe avere una ricaduta sulle modalità di voto del 25 maggio.
Ma come funziona la legge negli altri angoli d’Europa? I 28 Paesi Ue che tra il 22 e il 25 maggio voteranno per il rinnovo del Parlamento europeo presentano sistemi elettorali molto diverse tra loro. Per quanto riguarda lo sbarramento, una soglia è prevista in Austria (4 per cento), Croazia (5 per cento), Grecia (3 per cento), Lettonia (5 per cento), Lituania (5 per cento), Repubblica Ceca (5 per cento), Slovacchia (5 per cento), Svezia (5 per cento) e Ungheria (5 per cento). Ma le differenze tra le leggi elettorali dei 28 Paesi Ue sono numerose. Le preferenze, ad esempio, sembrano un lusso tutto italiano: Paesi come Germania, Paesi Bassi, Francia, Regno Unito e Spagna prevedono infatti liste bloccate, ovvero decise dai partiti e non dagli elettori. Poi ci sono Paesi con un’unica circoscrizione elettorale, come la Spagna, la Germania e la Svezia e altri su base regionale all’italiana, come la Francia e il Regno Unito (i quali presentano disposizioni particolari rispettivamente per i territori oltre mare e l’Irlanda del Nord). Poi ci sono Paesi con proporzionale puro come l’Austria e altri con un maggioritario come Malta, anche se non mancano le vie di mezzo tra questi due sistemi. Una curiosità: in Belgio e Lussemburgo è addirittura obbligatorio votare, pena una sanzione economica.