È recente la notizia della creazione in laboratorio della prima forma di vita artificiale. È stato infatti generato un batterio con Dna espanso, avendo aggiunto due lettere alle quattro classiche dell’alfabeto del Dna.
Bene la scienza ed il progresso vanno avanti, ma verso quale direzione? Oggi ci troviamo a vivere in un pianeta dove regna a livello di pensiero di sviluppo sociale, quello del capitalismo cavalletta. Intendo per capitalismo cavalletta quell’apparato economico, che anziché creare uno sviluppo sostenibile, (che dovrebbe secondo la scuola classica generare ricchezza dai processi macroeconomici, consentendo nel lungo periodo lo sviluppo di classi sociali più ricche, e uno sviluppo socioeconomico per tutti) crea un sistema di pochi che in un breve lasso di tempo accumula ricchezze, depauperando l’uomo e distruggendo irreparabilmente i
Fantapolitica? Per la prima volta nella storia dell’uomo, l’inquinamento da sviluppo è arrivato a livelli così alti da chiedere ai cittadini di non uscire per le strade. Non stiamo parlando della Cina, ma di Londra e Parigi. Un dato che sembra scollegato è che per la prima volta un uomo supererà il trilione di dollari. Cifra inimmaginabile. Somma creata e gestita in un paese dove vengono chiuse città simbolo, per fallimento come Detroit. Paese che per mandare i propri astronauti nello spazio, dovrà, almeno in questa fase, chiedere agli ex nemici “un passaggio” tramite l’odiata tecnologia dei soviet. Tecnologia che ha permesso all’uomo di uscire dal pianeta ed affacciarsi timidamente nell’Universo.
La trasformazione della politica, che anziché gestire ideali di progresso o ridefinire il primato della politica sulle cose, rivendicando diritti e tutele, si è annichilita come gestione dei mercati attraverso i parlamenti o le istituzioni locali allontanando i cittadini dalla “res publica”.
Mentre accadono questi processi, emerge un dato inquietante: nell’analisi sui motori di ricerca di internet, il traffico generato dall’uomo viene superato da quello delle macchine. Intanto, come se fosse una moda, si parla sempre più di “internet delle cose”, dove il ruolo dell’uomo è marginale essendo le macchine a prendere decisioni.
In questo scenario la sorveglianza poliziesca sull’individuo tramite internet ed i social media, sembra superare l’immaginario orwelliano, mentre ci beiamo dei droni in arrivo sul mercato, nuovi gadget accessibili come sollecita il filosofo Zigmunt Bauman nella recente sua produzione letteraria Sesto Potere.
Eppure se mettiamo insieme tutti questi elementi, vediamo uno scenario desolante, dove di fronte ad una possibile catastrofe, più volte annunciata dagli scienziati e dai climatologi, sembra che al pianeta non rimanga che meno di vent’anni, per non arrivare al “punto di non ritorno” di equilibrio planetario.
Intanto è ricominciata, più o meno velatamente la nuova corsa agli armamenti, mentre il pianeta scarseggia di risorse primarie per fronteggiare la crescita demografica. Mi viene in mente una delle domande finali di esame al corso di Esobiologia dell’Università di Edinburgo, creato dal Prof. Charles Cockell, in collaborazione con la Stanford University. La domanda che aveva colpito non era tanto di formule di biochimica o fisica, ma di etica e sociologia, e che era illuminante in un percorso dove si ragionava della possibilità di vita nell’universo e del ruolo dell’uomo inserito in un eventuale contesto di Onu spaziale: chi rappresenterebbe la Terra in caso di un fortuito o mirato contatto con una civiltà extraterrestre? Una grande potenza (Usa)? Una figura morale di spessore o spiritualmente elevata (il Papa, il Dalai Lama..)? Uno schieramento a difesa del pianeta (Nato)?
Tale domanda non era vincolante per l’esito finale, ma aveva sicuramente centrato un problema di cui si perdono spesso i criteri generali. Se improvvisamente ci trovassimo a fare i conti con “Altri” cosa accadrebbe realmente? Quale sarebbe lo scenario in cui saremmo precipitati,volenti o nolenti? Saremmo come gli ebrei celebranti il vitello d’oro, dinnanzi a Mosè con le tavole della legge? Assisteremmo al fenomeno della anomia oppure saremo vittime di una sempre più presente sinarchia?
Nel campo delle produzioni letterarie, qualcuno oltreoceano produce libri come An introduction to Planetary Defense (A study of Modern Warfare Applied to Extra-terrestrial Invasion). Intanto il pianeta sembra sfuggire sempre di più al controllo dell’uomo.
Forse bisognerà tornare umilmente al pensiero o alla filosofia come strumenti per ridefinire il nostro ruolo su questo pianeta, su come emanciparci da un futuro dove saremmo altrimenti nuovi schiavi controllati da una oligarchia tecnocratica, per ricondurci ad un cammino migliore e per parafrasare il sommo Dante a riveder le stelle.