Rio de Janeiro – Che le strade della città fossero sempre più pericolose era già chiaro nella percezione dei carioca. Così, la diffusione delle statistiche degli indici di criminalità da parte dell’Istituto di Sicurezza Pubblica dello Stato di Rio non ha fatto altro che confermare quello che nei racconti quotidiani era ormai certo: i primi tre mesi del 2014 sono stati da incubo. Un’impennata inquietante di omicidi, furti, rapine e atti di resistenza (i morti per mano della polizia durante le operazioni) rispetto al 2013, che pure era stato un anno nero rispetto ai precedenti. Ed è ovvio, a poco più di un mese dall’inizio dei mondiali (per i quali è previsto l’arrivo in città di 600mila turisti), che la cosa preoccupi particolarmente le autorità.

I dati diffusi dall’Istituto di sicurezza pubblica (Isp) hanno fatto correre ai ripari le istituzioni. Altri duemila poliziotti in strada e ferie sospese per tutti  fino alla fine dei mondiali. Non solo. Altri 2500 uomini di esercito, marina e aeronautica, inviati dal ministero dalla Difesa, in aggiunta a quelli già utilizzati nella favelas di Marè, per supportare le autorità dello stato nell’affrontare la crisi. La via della militarizzazione, dunque, continua a essere la scelta del governo dello Stato fluminense nonostante le statistiche. In base a quanto ricostruito dall’Isp, a gennaio ci sono stati 482 omicidi contro i 389 dello stesso periodo del 2013, registrando così un aumento del 23,9%. A marzo gli assassinii sono stati 508, segnando un aumento percentuale del 23,66% con 97 morti in più rispetto allo stesso periodo del 2013.

Considerato il caos in molte favelas pacificate come Rocinha e Complexo do Alemao, dove la presenza di polizia e di forze speciali impegnate nel contrasto all’offensiva criminale è aumentata, si è registrata anche la crescita di ‘atti di resistenza’, ovvero la reazione (e i morti) della popolazione durante le azioni della polizia. Solo a febbraio sono stati registrati 57 casi contro i 29 del 2013: quasi il doppio. A marzo poi, ci sono state 47 vittime, contro le 38 dello scorso anno. Anche i reati contro il patrimonio hanno mostrato aumenti vertiginosi, ancor maggiori ripetto agli omicidi. Le rapine ai passanti sono aumentare nei primi tre mesi dell’anno del 46,6%, passando dai 4792 casi a ben 7024. E senza considerare che in gran parte le rapine non vengono denunciate dalle vittime.

Le rapine di automobili sono aumentate invece del 31,3 solo a marzo, totalizzando 2963 casi, 707 in più rispetto all’anno precedente. Furti e rapine di cellulari hanno invece subito il 51,9% di aumento, passando da 366 a 556. Le rapine a negozi e supermercati sono passate dai 241 casi del 2013 ai 775 del 2014, per una crescita complessiva del 45,1% Dopo aver toccato il loro minimo storico nel 2011, beneficiando soprattutto dell’onda lunga dell’inizio incoraggiante dell’opera di pacificazione delle favelas, a tre anni di distanza da quei dati, e a cinque dal lancio della Upp (Unitade de Policia Pacificadora), la situazione pare ormai compromessa.

I trafficanti hanno rialzato la testa attuando una strategia di contrasto alla pacificazione, e i quotidiani conflitti a fuoco pesano nelle statistiche e nella vita dei cittadini. Sono poi molti analisti a mettere il relazione la sofferenza del traffico e la relativa diminuzione degli affari con l’aumento della criminalità comune che tiene in scacco la città, in particolare alcune aree. Nel solo quartiere di Santa Teresa, bairro Bohemio nel centro storico della città le cui favelas sono state tutte pacificate, nel 2013 rispetto al 2012 c’è stato un aumento delle rapine del 93,2%. I cittadini non hanno dubbio nel mettere il relazione le due cose. Il rischio è che l’inizio dei mondiali, con l’arrivo di tanti turisti, possa rappresentare un’occasione per i rapinatori più che per chiunque altro.

Twitter: luigi_spera

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Rai, il dg Gubitosi taglia il budget per le trasferte ai mondiali in Brasile

next
Articolo Successivo

Mondiali Brasile 2014: incubo milizie nelle favelas, dove l’igiene è un lusso

next