I rapporti tra la società dei fratelli arrestati e gli enti previdenziali ruotano attorno al Fip, il fondo immobili dello Stato. Sopaf diventa lo strumento "interposto in operazioni di compravendita che hanno avuto come anello finale gli enti". Scrivono i pm: "Capire se questa vicinanza sia rifluita in una convergenza su condotte illecite"
Banchieri sorpresi con le mani nelle casse previdenziali. Mentre sono in un rapporto di stretta “vicinanza” con i massimi dirigenti della Cassa dei ragionieri, Paolo Saltarelli, dell’Istituto nazionale previdenza giornalisti, Andrea Camporese, e dell’Enpam, Eolo Parodi. Lo scenario, ricostruito dai magistrati che hanno deciso l’arresto dei fratelli Ruggero, Aldo, Giorgio e Luca Magnoni, non è di quelli che fa dormire sonni tranquilli a pensionati e contribuenti. Anche perché di mezzo c’è il Fip, il primo fondo d’investimento in immobili pubblici, gestito dalla Investire sgr della famiglia di banchieri romani Nattino. Una vicenda complessa nella quale i giudici della Procura di Milano vogliono veder chiaro, in particolare per quanto riguarda “il ruolo degli organi apicali degli enti previdenziali: gli atti di indagine documentano, soprattutto attraverso le mail, una consuetudine di rapporti molto stretta dei massimi dirigenti degli enti in questione (Camporese, Parodi e Saltarelli) con i vertici di Sopaf S.p.a. e Five Stars SA (società immobiliare, ndr). Non del tutto chiaro, tuttavia, se questa “vicinanza” sia o meno rifluita in una vera e propria convergenza nella realizzazione delle condotte illecite in pregiudizio degli enti da essi rappresentati”.
I rapporti fra Sopaf, Enpam e Inpgi ruotano attorno al Fip, il fondo immobili dello Stato voluto nel 2004 dal Ministero delle Finanze nell’ambito di un più ampio progetto di valorizzazione degli immobili pubblici. Alcune quote di Fip vengono originariamente sottoscritte dalla società austriaca Immowest, grazie ad un finanziamento di Lehman Brothers, successivamente “cartolarizzato” in obbligazioni emesse dal veicolo lussemburghese Windermere. Le cui obbligazioni sono in mano alla famiglia Magnoni e a Sopaf. “Vi era quindi il problema di rimborsare questo prestito, anche evidentemente in funzione della remunerazione delle obbligazioni Windermere, sottoscritte dalla famiglia Magnoni (Likipi Holding SA) e da Sopaf S.p.a.”, spiegano i magistrati. Sopaf diventa così lo strumento “interposto in operazioni di compravendita che hanno avuto come anello iniziale della catena Immowest e come anello finale gli enti previdenziali”, e realizza un ingiusto guadagno a danno dei due enti per 23,5 milioni di plusvalenza (15 milioni nell’operazione Enpam e 7,6 in quella con l’Inpgi) grazie al prezzo “immodificabile” indicato nel contratto. Prezzo di cui, come riferiscono i magistrati, “non sono noti i criteri di determinazione e comunque superiore a quello di mercato”.
Nel dettaglio i magistrati evidenziano, ad esempio, come “nel contratto in argomento, sottoscritto dal Presidente dell’Inpgi, Andrea Camporese, era indicato soltanto il prezzo complessivo della compravendita, senza alcuna indicazione del valore della quota (..), né dei criteri di determinazione del prezzo”. Detto in altri termini, le casse non si sono premurate di inserire nell’accordo di acquisto il valore effettivo di ogni singola quota, ma hanno lasciato la sola indicazione “a corpo” procedendo immediatamente al pagamento. Solo però grazie ai soldi versati dagli enti previdenziali Sopaf riesce a perfezionare l’acquisto delle quote Fip dalla Immowest che, a sua volta le ha comprate nel 2005 grazie ad un finanziamento da 64 milioni della Lehman (guidata all’epoca da Ruggero Magnoni). Banca che, fra l’altro, le ha ancora in pegno. “La previsione di “immodificabilità” del prezzo concordato pare finalizzata a garantire a Sopaf una plusvalenza predeterminata, a prescindere dalle variazioni del valore delle quote del Fip nel lasso di tempo trascorso tra la stipula del contratto ed il perfezionamento dell’operazione” chiarisce il magistrato nell’atto che ha fatto scattare la misura cautelare. Cosi’ “Sopaf ha potuto concludere l’operazione con la società austriaca solo grazie alle somme anticipate dai citati enti previdenziali” realizzando “operazioni obiettivamente pregiudizievoli” per le casse.
Nella richiesta della procura si legge testuale che “il ruolo degli organi apicali degli enti previdenziali” è “ancora sulla sfondo”, ma deve essere approfondito alla luce di quanto emerge dagli atti.