Il Guardasigilli, a margine di un incontro al Salone del libro di Torino, è convinto della tempestività delle autorità di Beirut circa il ritorno dell'ex senatore del Pdl in Italia: "Ci sono tutte le condizioni"
“Sono assolutamente fiducioso”. E’ ottimista il ministro della Giustizia Andrea Orlando circa i tempi stretti dell’estradizione di Marcello Dell’Utri, condannato in via definitiva a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa e tuttora ricoverato in un ospedale di Beirut, in Libano. A margine di un incontro al Salone del Libro di Torino, il Guardasigilli motiva la sua posizione sulla base di “ciò che è scritto nei trattati”. “Parto dall’attività svolta dalla procura generale di Palermo e dal ministero della Giustizia – dice Orlando – Credo ci siano tutte le condizioni per cui le azioni che abbiamo messo in campo possano andare a buon fine”. In tal senso, spiega, “abbiamo fatto tutto quanto previsto dai trattati, e anche di più, con particolare scrupolo. E non perché si tratta di Dell’Utri”. Il titolare di via Arenula, tuttavia, non nasconde che “c’è un atteggiamento sospetto rispetto a cui facciamo tutto il possibile e anche di più affinché la sentenza possa avere attuazione”.
Ripercorrendo quanto fatto fino ad oggi, Orlando ricorda il lavoro del ministero (“Abbiamo avviato nei tempi più rapidi tutte le procedure previste”) e si augura “altrettanta tempestività da parte delle autorità libanesi”. Parlando del Paese dei cedri, poi, l’esponente di governo sottolinea di trovarsi “di fronte a un Paese instabile, ma con una cultura giuridica consolidata di derivazione europea. Credo quindi ci siano tutte le condizioni affinché le nostre azioni vadano a buon fine”.
Il Guardasigilli, poi, dice la sua anche sullo scandalo tangenti che ha travolto l’avvicinamento a Expo 2015: “Gli episodi di corruzione emersi di recente sugli appalti sono ancora più gravi perché rischiano di compromettere un momento di rilancio essenziale per il Paese. Mi auguro – è il parere di Orlando – che si possa realizzare quanto indicato dal premier, cioè assicurare i responsabili alla giustizia e consentire che vada avanti l’inchiesta. E, al tempo stesso, raggiungere l’obiettivo di realizzare un appuntamento che è importantissimo”.