Stanno provando a rieducarlo – con una minestrina in mensa a settimana – ma non c’è verso. Il vecchio Silvio, cresciuto nell’anomia degli affari, nel privilegio della ricchezza, nella perfetta ignoranza, non ha idea di cosa sia la legalità: “Ma insomma che cosa ha fatto Scajola? Ha aiutato un amico in esilio”. Quelle trascurabili azioni che i codici chiamano reati, per esempio il favoreggiamento, per lui sono uno strappo alla regola, un gesto d’amicizia: cose di Cosa nostra.

Mangano è un mafioso assassino? No, un eroe che non ha parlato. Scajola è il complice di un latitante? Ma figuriamoci. Si vanta di avere fatto per quattro volte il presidente del Consiglio. Ignora di avere giurato, per quattro volte, sulla Costituzione. Ma non sa cosa siano le istituzioni, le regole da rispettare, i limiti da non oltrepassare.
Quando lo hanno pescato a distribuire soldi alle ragazze che gli arredavano la sua commovente solitudine, lui ha replicato con fierezza: “Erano regali. Non ho mai pagato una donna in vita mia”. Ma non stava mentendo. Cioè stava mentendo in un modo speciale, ignorando del tutto la differenza tra la verità e la menzogna, tra l’onore e il disonore, tra il bene e il male.

Il Fatto Quotidiano, 11 Maggio 2014

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