Da un paio d’anni a Bologna esiste un Museo della Città che, curiosamente, non contempla gli eventi eversivi che tanto profondamente ne hanno condizionato il passato e il presente. Un vero peccato, perché è difficile capire Bologna e l’Italia senza conoscere la storia della violenza politica e criminale che, in particolare tra il 1969 e il 1992, ne hanno segnato l’identità e la fisionomia.

Qualunque opinione si abbia dell’attuale Presidente della Repubblica, nessuno potrà negare a Napolitano almeno un grande merito: quello di aver istituito, nel 2007, il Giorno della memoria delle vittime del terrorismo e delle stragi. Quest’anno la cerimonia solenne si è svolta a Montecitorio dove giovani, docenti, sopravvissuti e familiari delle vittime hanno ascoltato le testimonianze di Sabina Rossa (figlia di Guido Rossa, operaio e sindacalista ucciso nel ’79 a Genova da quelle Brigate Rosse che dicevano di stare dalla parte degli operai), Manlio Milani (presidente familiari vittime di Piazza Loggia: 28 maggio 1974), Franco Sirotti (fratello del ferroviere Silver, morto nel tentativo di soccorrere le persone colpite dalla bomba fascista sul treno Italicus: 4 agosto 1974) e Rosaria Manzo (figlia di un macchinista del Rapido 904, presidente associazione familiari vittime della “strage di Natale”: 23 dicembre 1984).

Se a questa carneficina aggiungiamo i morti sul lavoro per la costruzione della ferrovia, i bombardamenti della guerra e l’incidente ferroviario avvenuto il 15 aprile 1978 all’altezza di Vado-Monzuno (42 morti, 120 feriti), ci rendiamo conto di quanto sangue sia stato versato su quella strada di ferro che collega l’Emilia alla Toscana.

Alcuni di quei testimoni saranno a Bologna martedì 13 maggio nel pomeriggio: il Comune ospiterà un incontro pubblico, organizzato dall’associazione Piantiamolamemoria insieme all’Unione Familiari Vittime Stragi, dedicato alla memoria delle stragi avvenute tra il 1974 e il 1984 sulla tratta ferroviaria Bologna-Firenze. Quella “Direttissima” che lo scorso aprile ha compiuto 80 anni di vita. Si tratta di un’iniziativa condivisa con la Presidente del Consiglio comunale di Bologna, Simona Lembi, che presiederà l’incontro. Insieme a Rosaria Manzo e Franco Sirotti – i cui interventi a Montecitorio hanno commoso tutti i presenti – ci sarà Anna Pizzirani, anch’essa ferroviere e vicepresidente dell’associazione 2 agosto 1980. Tutt’e tre parleranno della loro incessante ricerca di verità e giustizia con il giornalista Filippo Vendemmiati. Parteciperanno anche Cinzia Venturoli (responsabile per la didattica della Rete degli archivi per non dimenticare, che nei giorni scorsi ha messo on line gli atti della Commissione P2) e Carlo Lucarelli, al quale abbiamo chiesto di raccontarci brevemente la storia di due stragi dimenticate: l’Italicus e il Rapido 904, appunto.

Saranno presenti anche alcuni dei giovani autori di lavori audio e video dedicati alle vittime delle stragi ferroviarie, realizzati nei mesi scorsi nell’ambito di progetti formativi di cittadinanza attiva: ragazze e ragazzi del centro giovanile Pianoro Factory che hanno ricevuto – l’8 all’Archivio di Stato di Roma, il 9 a Montecitorio – una menzione speciale del Ministero dell’Istruzione e della Rete degli archivi per non dimenticare per il loro video Memorie sul binario vivo, dedicato alle vittime delle stragi; gli studenti della 3^AM dell’Istituto tecnico Belluzzi di Bologna, autori di una trasmissione radio sulla strage alla stazione di Bologna.

L’appuntamento è martedì 13 maggio alle ore 17.30 nella sala Stefano Tassinari di Palazzo d’Accursio.

 Quei binari hanno probabilmente più memoria di tante delle persone che, viaggiandoci sopra, hanno smesso di farsi domande. Ci sono, però, domande che sorgono spontanee a chiunque si avvicini per la prima volta alla storia più recente; quella che a scuola di solito non si studia:

– perché tante delle stragi e degli assalti paramilitari a cittadini inermi, tra gli anni settanta e gli anni novanta, sono accaduti a Bologna e nei suoi dintorni?
– perché alcuni dei terroristi condannati in via definitiva ad uno o più ergastoli sono già liberi (mentre altri sono ancora in prigione)?

Un anno fa Piantiamolamemoria organizzò un seminario di formazione al Liceo Righi di Bologna. Titolo: “I giovani, la scuola e la notte della Repubblica”. In quell’occasione Gennaro Lopez, presidente del comitato scientifico dell’associazione professionale Proteo Fare Sapere, lanciò la proposta di creare una Mnemoteca: “uno spazio fisico con una esplicita funzione pedagogica, non solo di ricerca né solo di conservazione e/o archiviazione; un sistema di lettura, consultazione, visione e ascolto delle diverse tipologie di materiali raccolti; una banca nella quale depositare i ricordi per farli fruttare, ai singoli, alla comunità e alle generazioni future”.

Sarebbe bello che a Bologna sorgesse un luogo dove poter divulgare in modo efficace la storia di tutti gli attacchi che la democrazia, in Italia e in Europa, ha dovuto subire dal 1945 ad oggi. Possibilmente, con la collaborazione dell’Università.

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