Il ministro dei Rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha posto in aula alla Camera la questione di fiducia sul decreto lavoro nel testo uscito dalla commissione, identico a quello approvato al Senato. È la terza questione di fiducia che il governo pone sul decreto Poletti, già duramente contestato in Parlamento nei giorni scorsi. Al Senato i rappresentanti 5 stelle si erano incatenati tra loro per chiedere una modifica del provvedimento senza però ottenere risultati. Il testo è in terza lettura a Montecitorio, ed è stato modificato sia alla Camera in prima lettura che al Senato in seconda. Ora la capigruppo di Montecitorio deciderà il calendario di domani per il voto di fiducia e il via libera definitivo al testo. Contro la fiducia ha protestato Massimiliano Fedriga della Lega. “Questa maggioranza per stare in piedi ha bisogno di porre la fiducia”, ha detto il deputato del Carroccio lamentando che “per l’ennesima volta viene maltrattato il Parlamento”. Dello stesso tono la protesta di Fi e M5S con Simone Baldelli e Walter Rizzetto.
La fiducia è stata posta sul testo arrivato dal Senato e non ulteriormente modificato in terza lettura. Poco prima dell’intervento del ministro Boschi in Aula, il Movimento 5 stelle aveva chiesto il rinvio del testo in commissione. La richiesta però è stata bocciata a maggioranza dall’Assemblea con 74 voti di differenza. “Il testo – ha detto chiudendo la discussione generale il sottosegretario al Lavoro, Massimo Cassano – non è stato stravolto. Il primo obiettivo che il governo si pone è consentire alle imprese una maggiore agilità nei rapporti di lavoro e nelle assunzioni. Il principale intento è far sì che le imprese colgano al meglio le opportunità che iniziano a intravvedersi e per questo si è pensato di intervenire sul contratto a termine”. “Nel complesso – ha aggiunto – ritengo che le modifiche fatte al Senato garantiscano una maggiore semplificazione per le assunzioni“.
Chi continua a difendere il testo è il ministro del lavoro Giuliano Poletti: “Le commissioni di Camera e Senato hanno fatto un buon lavoro. Il decreto arriva alla conversione sostanzialmente nei termini che il governo aveva presentato e noi siamo convinti sia una buona soluzione perché ci consente di dire agli imprenditori ‘potete assumere senza preoccupazione, tranquillamente, perché adesso avete uno strumento che che non vi pone i problemi di interpretazione che che avevate prima. Crediamo che in questo momento sia la giusta risposta ai problemi che abbiamo“. E ha poi aggiunto: “Ai lavoratori diciamo che è meglio avere la possibilità di stare 36 mesi in un posto di lavoro piuttosto che avere 6 ragazzi che cambiano il loro lavoro ogni 6 mesi perché l’imprenditore preoccupato di dover formalizzare una causale e preferisce interrompere il contratto per averne un altro. Non mi sembra che questo renda le cose peggiori di prima, anzi io direi che sostanzialmente le migliori”.