Gli aiuti di Stato (i Monti bond) pesano ancora una volta sui conti del Monte dei Paschi di Siena che sarebbero potuti tornare in pareggio per la prima volta dallo scandalo derivati della gestione Giuseppe Mussari. La banca senese è arrivata infatti al traguardo del primo trimestre con un risultato in perdita per 174,1 milioni di euro, dovuto agli effetti straordinari legati ad alcune clausole del contratto siglato col ministero dell’economia per incassare i 4 miliardi e passa di sostegno pubblico.
In particolare, a trascinare in rosso il trimestre è stata la rideterminazione del valore di rimborso dei Monti bond legato al corrispettivo che la Fondazione Mps ha comunicato di aver ricevuto per la cessione delle azioni. Per il solo fatto che l’Ente ha venduto le proprie quote a un prezzo medio superiore rispetto a quello espresso dal titolo in Borsa, la banca ha dovuto pagare un onere una tantum di 142,6 milioni che si va ad aggiungere ai 94,6 milioni di interessi dovuti al Tesoro.
Numeri questi che hanno penalizzato soprattutto il margine d’interesse (446 milioni nel trimestre), che senza queste voci si sarebbe attestato a quota 588 milioni. Al di là di questo poi nel periodo Mps ha incrementato l’esposizione su crediti deteriorati (i prestiti che non saranno restituiti integralmente) che da fine 2013 sono aumentati di 900 milioni arrivando a quota 22 miliardi, con le sofferenze (i crediti di incerta riscossione) che sono aumentate del 5,1% e gli incagli (quelli in temporanea difficoltà) del 2,3 per cento. In salita anche i crediti ristrutturati (+9,5%) e le esposizioni scadute (+5%) “a riflesso di una congiuntura economica ancora difficile, ancorché in ripresa”, ha spiegato la banca.
Quanto al debito da 24 miliardi con la Bce, il direttore finanziario Bernardo Mingrone ha fornito la tabella di marcia per azzerarlo entro febbraio 2015. “Nelle prossime settimane rimborseremo altri 2 miliardi”, così come entro giugno, altri 6 miliardi invece saranno restituiti per dicembre mentre i restanti 14 miliardi tra gennaio e febbraio. In attesa dell’assemblea straordinaria per l’approvazione dell’aumento di capitale da 5 miliardi in calendario per fine mese, l’ad Fabrizio Viola si è detto fiducioso per gli stress-test comunitari. “Abbiamo incrementato l’aumento per avere un cuscinetto maggiore in vista del comprehensive assessment della Bce e i requisiti patrimoniali ci fanno ben pensare”, ha detto. Su base pro-forma, infatti, post aumento e prevedendo il rimborso di 3 miliardi di Monti bond, il coefficiente patrimoniale secondo i requisiti di Basilea 3, Cet 1, sarebbe pari a 13,3 per cento. Attualmente il Cet 1 è al 10,8 per cento. Intanto, cresce l’attesa per le risposte del ministero dell’economia e Bankitalia per l’autorizzazione alla cessione del 6,5% della Fondazione Mps ai due soci sudamericani, Fintech e Btg Pactual, e al patto di sindacato siglato tra gli stessi sul 9 per cento. Secondo quanto appreso, i verdetti potrebbero arrivare nelle prossime 24-48 ore. Se così fosse l’operazione si perfezionerebbe entro il termine stabilito del 15 maggio in tempo per il voto sulla ricapitalizzazione.