L'Ente per l'aviazione civile ha chiesto di avviare una verifica urgente per valutare la sussistenza dei requisiti economico-finanziari per evitare la chiusura dello scalo romagnolo. Situazione positiva invece per il Ridolfi che dopo il crac della società pubblica Seaf ha ricevuto un'offerta da una cordata Usa-Italia
Nuova doccia fredda per l’aeroporto di Rimini. Enac minaccia lo stop ai voli fino al prossimo bando se il “Fellini”- in esercizio provvisorio fino al 31 ottobre dopo il fallimento anche in secondo grado (è stato annunciato ricorso in Cassazione, Banca Carim vanta un credito di 9 milioni) del vecchio gestore pubblico Aeradria- non sarà in grado di finanziare tutti gli standard di sicurezza previsti. “Qualora non dovessero sussistere idonei requisiti economico finanziari tali da non compromettere l’operatività dello scalo, Enac potrebbe vedersi costretto a interdire la attività volativa dello scalo di Rimini fino all’espletamento gara e all’individuazione di un nuovo soggetto a cui affidare la gestione dell’aeroporto”, ha chiarito il presidente dell’ente nazionale, Vito Riggio, in una nota.
L’ultimatum viene rispedito al mittente dal curatore dell’aeroporto, il commercialista bolognese Renato Santini. I soldi per mantenere i voli almeno fino all’estate, grazie alla colletta promossa tra le associazioni di categoria dal prefetto Claudio Palomba, ammontano a 800mila euro e dovrebbero essere sufficienti. Santini, intanto, precisa che la vigilanza del tribunale sullo scalo “non ha sino ad oggi condotto a rilevare alcun fattore di criticità, tantomeno idoneo a compromettere la sicurezza operativa dello scalo, rilevandosi anzi un positivo andamento dell’esercizio provvisorio, in linea con le previsioni, ed un rafforzamento finanziario rispetto al periodo pre-fallimentare passato, in ordine al quale peraltro Enac non risulta aver mai svolto rilievi critici rilevanti”.
Non solo: la scadenza del bando deliberato dal Cda di Enac per l’assegnazione della concessione totale, inizialmente fissata al 9 giugno, a causa di “un disguido nel processo di pubblicazione nella Gazzetta ufficiale” sarà differita al 14 luglio, con una base d’asta di una decina di milioni di euro. Si è parlato a proposito di due cordate russe che avrebbero già manifestato il proprio interesse, si vedrà. Dunque, mentre la settantina di dipendenti ex Aeradria resta in cassa integrazione (retroattiva da novembre), è caos sull’asse tra Rimini e Roma. Secondo i maligni, la sfuriata di Riggio sarebbe da attribuire anche all’indagine che Enac sta subendo a causa del crac di Aeradria. Nemmeno un mese fa, infatti, la Guardia di finanza ha perquisito le abitazioni e gli uffici di tutti i componenti del Cda a partire dallo stesso Riggio, nell’ambito dell’indagine condotta proprio dalla procura della Repubblica di Rimini sul fallimento.
Intanto, se Rimini resta in ansia Forlì coltiva la speranza. Alla scadenza dell’ennesimo bando europeo Enac per il “Ridolfi” (martedì 6 maggio alle 13) per tentare di riassegnarne la gestione dopo il crac della società pubblica Seaf, una busta è finalmente arrivata e fa capo ad una cordata Usa-Italia. Ma, ironia della sorte, si riparla già di una holding regionale dei cieli voluta solo adesso, consumato il fallimento delle vecchie società di gestione di Forlì e di Rimini, da Bologna. Il “Marconi” concentrerebbe su di sé i business delle tratte europee e del low cost, lasciando ai romagnoli attività di cargo e formazione (Forlì) oppure charter e collegamenti specializzati con la Russia (Rimini). Per ora si tratta di indiscrezioni, ma la società Sab, dopo il suo ingresso in Borsa programmato a ottobre, si prepara realmente a studiare alleanze possibilmente sui modelli aeroportuali sperimentati in Veneto e in Toscana. In tutto questo, la Regione più che altro resta alla finestra.
L’offerta per cercare di conquistare la concessione totale e trentennale dello scalo di via Seganti, proprio un anno dopo lo stop ai suoi voli commerciali, è firmata da un raggruppamento che ha già ottenuto un primo via libera, tecnico, da Enac. I dettagli dell’impegno non sono ancora chiari, ma se tutto va bene entro luglio potrebbe arrivare l’aggiudicazione. I cavalieri bianchi sono tre: il primo è Robert Halcombe, amministratore delegato di Sovereign Group (Usa), affiancato dagli imprenditori italiani Armando De Girolamo e da Calisto Maurilli. Halcombe guida un’azienda della Virginia specializzata nella compravendita dei carburanti con business consolidati nell’Europa dell’est (il primo contratto di forniture con la Russia è del 2005), in Sudamerica, Africa ed estremo Oriente. Calisto Maurilli è invece socio, legale rappresentante e direttore tecnico della Siem srl: costituita nel 1976, l’impresa (che curiosamente vanta crediti all’aeroporto di Rimini ‘dispersi’ nel crac) si occupa di progettazione esecutiva di impianti elettrici ed elettromeccanici nei settori aeroportuale, civile-industriale, ospedaliero e delle energie rinnovabili. De Girolamo, infine, titolare della foggiana Lotras, è l’imprenditore già noto a Forlì per aver scelto di investire nello scalo merci di Villa Selva (costato 30 milioni di euro a Fs ma per diversi anni inutilizzato) per poterlo collegare ai corridoi europei del ferro. Tutti e tre, dunque, sono esperti di aeroporti almeno per quanto riguarda il settore delle forniture.
Il sindaco forlivese Roberto Balzani (Pd), che proprio sugli aeroporti ha rotto definitivamente i rapporti col governatore Vasco Errani rinunciando a correre per il secondo mandato, sfodera un certo orgoglio: “L’interesse di investitori internazionali per la nostra città- dice Balzani- fa giustizia delle tante chiacchiere di questi anni sul presunto isolamento di Forlì. Siamo al centro di una piattaforma naturale europea: l’isolamento, fino ad ora, è stato quello delle menti che, paghe del mero consumo di risorse pubbliche, non hanno saputo costruire relazioni e visioni capaci d’interloquire col mondo”