L'accusa nei loro confronti è di rivelazione e divulgazione del segreto d'ufficio. I fatti sarebbero avvenuti durante il ministero di Fabrizio Saccomanni, ma si dovrà accertare se episodi analoghi siano avvenuti anche in tempi più recenti, dopo l'insediamento del governo Renzi
Tre funzionari del ministero dell’Economia sono indagati per rivelazione e divulgazione del segreto d’ufficio nell’ambito di un’inchiesta sulla fuga di notizie sul documento di programmazione economica e finanziaria avvenuta nel 2013, quando il presidente del Consiglio era Enrico Letta e il dicastero era guidato da Fabrizio Saccomanni, ma si dovrà accertare anche se in tempi più recenti, dopo l’insediamento del governo Renzi, ci siano stati episodi analoghi. Le postazioni dei tre dipendenti del Mef e le relative apparecchiature informatiche sono state perquisite dagli uomini del Nucleo speciale Frodi tecnologiche della Guardia di Finanza. Gli accertamenti, chiesti dal pm di Roma, Nicola Maiorano, hanno preso spunto da una denuncia presentata due settimane fa dal Gabinetto del dicastero dopo la pubblicazione dei documenti su alcuni giornali e siti internet prima della loro ufficializzazione. Le perquisizioni sono scattate dopo aver accertato che erano stati diffusi tramite i sistemi di posta elettronica del ministero.
Secondo fonti del ministero dell’Economia citate dall’agenzia Ansa, la denuncia è stata sporta per “tutelare il lavoro di elaborazione di norme del ministero” e “non ingenerare confusione nell’opinione pubblica” provocando un dibattito politico distorto. Oltre alle ipotesi di reato, sulle quali indaga la magistratura, la divulgazione di notizie non autorizzate – viene spiegato – rappresenta un illecito disciplinare ai sensi del codice etico del Mef, al quale tutti i dipendenti sono obbligati ad attenersi. Per la violazione sono previste sanzioni, graduate in base alla gravità, che sono state recepite anche dai contratti collettivi di lavoro.