Non sarà il segreto di Stato sulle stragi o sugli anni di piombo, d’accordo, ma la notizia c’è. Il ministero della Salute ha accolto le proteste degli agricoltori (le ultime sul Brennero) e le molteplici iniziative promosse da Coldiretti in difesa del Made in Italy, annunciando la rimozione del segreto su tutti i dati inerenti gli scambi commerciali. Attualmente circa un terzo della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy contiene, all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole, materie prime straniere.

Saranno dunque pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per la produzione alimentare, relativi in particolare alla lavorazione nel nostro Paese di prodotti alimentari oggetto di importazione o di scambio intracomunitario che poi vengono messi in commercio come prodotti autenticamente italiani. Il dicastero diretto da Beatrice Lorenzin ha – di fatto – accolto la richiesta avanzata da Coldiretti per voce del suo presidente, Roberto Moncalvo. Finora vigeva una normativa doganale che impediva l’accesso ai dati, il che generava gravi turbative sul mercato ed ansia e preoccupazione da parte dei consumatori a causa della mancanza di trasparenza sulla provenienza degli alimenti. Circostanza che ha favorito anche diverse truffe alimentari che hanno visto coinvolti molti dei prodotti simbolo del Made in Italy, dal concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina, all’olio spagnolo, ai prosciutti tedeschi.

Nel dettaglio, il ministero ha disposto l’immediata costituzione di un comitato di esperti, che in tempi piuttosto ridotti dovrà individuare le modalità di “pubblicazione” delle informazioni relative alla provenienza dei prodotti agro-alimentari e della loro messa a disposizione dei soggetti che dimostrino un legittimo interesse all’utilizzo dei dati. Per Moncalvo l’eliminazione del segreto di Stato “su informazioni che attengono alla salute ed alla sicurezza di tutti i cittadini realizza una condizione di piena legalità diretta a consentire lo sviluppo di filiere agricole tutte italiane che sono ostacolate dalla concorrenza sleale di imprese straniere e, soprattutto, nazionali, che attraverso marchi, segni distintivi e pubblicità, si appropriano illegittimamente dell’identità italiana dei prodotti agro alimentari”.

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