Prandelli ha diramato il listone. Eccolo. Portieri: Buffon (Juve), Sirigu (Psg), Perin (Genoa), Mirante (Parma). Difensori: Barzagli, Bonucci e Chiellini (Juve), Paletta (Parma), Ranocchia (Inter), Abate e De Sciglio (Milan), Maggio (Napoli), Darmian (Torino). Centrocampisti: Aquilani (Fiorentina), Pirlo e Marchisio (Juve), Thiago Motta e Verratti (Psg), Montolivo (Milan), De Rossi (Roma), Candreva (Lazio), Parolo (Parma), Romulo (Verona). Attaccanti: Balotelli (Milan), Cassano (Parma), Cerci e Immobile (Torino), Rossi (Fiorentina), Destro (Roma), Insigne (Napoli). Sono i 31 calciatori che si presenteranno il 19 maggio a Coverciano per lo stage pre-mondiale, poi il 2 giugno sarà comunicata la lista ufficiale dei 23 da portare a Brasile 2014. In caso di gravi infortuni sono possibili sostituzioni fino al giorno precedente l’esordio mondiale, non necessariamente con giocatori che fanno parte del listone di 30, ma di solito è così.
Questo il programma premondiale. Dal 19 al 22 maggio a Coverciano per visite mediche e test atletici. Poi tre giorni di riposo e dal 25 maggio di nuovo ritiro a tempo pieno. Ci saranno due amichevoli: il 31 maggio al Craven Cottage di Londra contro l’Eire, l’ex nazionale di Trapattoni e Tardelli che non si è qualificata ai Mondiali, e il 4 giugno al Renato Curi di Perugia contro lo sparring partner Lussemburgo. Il giorno dopo la partenza per il ritiro brasiliano di Mangaratiba (un centinaio di chilometri a sud di Rio de Janeiro) dove ci sarà un’ultima amichevole con la Fluminense prima del fischio d’inizio mondiale. Il 14 l’esordio a Manhaus contro l’Inghilterra, il 20 a Reclife contro il Costa Rica, il 24 a Natal contro l’Uruguay. La speranza è quella di proseguire.
In generale questo listone di convocazioni molto da manuale Cencelli, volto ad accontentare il maggior numero di club e di tifosi, non dovrebbe dare adito a polemiche. La scelta di Cassano – per lui potrebbe essere il primo Mondiale della carriera – era annunciata da tempo. Le mancate convocazioni di Astori, Toni e quella last minute di Gilardino, giuste o sbagliate non provocheranno sollevazioni popolari, come quando nel 1982 Bearzot lasciò a casa Beccalossi. L’unica polemica è ovviamente per la scelta del tecnico di convocare Chiellini – squalificato per tre giornate per la gomitata a Pjanic – a dispetto del tanto strombazzato codice etico. In molti hanno fatto i salti mortali per dare ragione a Prandelli, ma qualcosa non va. Tanto che sui social network si sono moltiplicate battute e fotomontaggi, e l’hashtag #giustificaconPrandelli è entrato prepotentemente nelle tendenze giornaliere di twitter.
Il 16 aprile 2014 Prandelli dichiara: “Il codice etico sarà in vigore anche nell’ultimo mese, chi sbaglierà dovrà pagare. Sono stanco di certi atteggiamenti. Chi sbaglierà vorrà dire che non saprà reggere la pressione di un Mondiale. Non si può prevaricare l’avversario con gomitate e cazzotti”. Salvo correggere il tiro ieri, 12 maggio, e dichiarare all’Ansa: “Non ritengo violento il gesto di Chiellini, quindi non si applica il codice etico”. In barba a ogni significato alto della parola, da Aristotele a Spinoza (il filosofo, non il sito satirico), il concetto di etica per Prandelli sembra invece interpretato in maniera molto utilitaristica: diventa etico quando serve. Ben al di là di ogni diatriba e polemica tra Juventus e Roma, come nel caso di De Rossi o in quello recente di Destro, che per una gomitata al cagliaritano Astori due mesi fa saltò la convocazione a Coverciano per dei test.
L’etica di Prandelli è finita spesso nel mirino. Ad esempio dopo la decisione di inserisce il figlio Niccolò nello staff della Nazionale in partenza per Euro 2012 nel ruolo di preparatore atletico, quando il tecnico sostiene che il pargolo è lì per meriti acquisiti. Oppure per le numerose bestemmie – durante lo stesso Europeo dopo il gol di Pirlo con la Croazia e in Confederations 2013 dopo quello di De Rossi col Giappone – sempre negate di fronte all’evidenza con risposte come “ha detto, dai andiamo!”, oppure “ho detto, zio porco!”. L’uso del codice poi è sempre parso quantomeno instabile, in numerosi casi di convocazioni fatte o mancate.
Lo scorso ottobre, ad esempio, Prandelli chiama Balotelli per le partite decisive contro Danimarca e Armenia, nonostante le tre giornate di squalifica per “aver rivolto espressioni ingiuriose e intimidatorie nei confronti dell’arbitro Banti”. Ma nel febbraio dell’anno prima per una squalifica rimediata in campionato non lo convoca per una amichevole contro gli Stati Uniti. Il codice etico cambia quindi a seconda dell’importanza della partita? Anche, ma non solo. Alla vigilia degli Europei del 2012 Prandelli lascia casa Criscito, difensore dello Zenit, perché riceve un avviso di garanzia per il caso calcioscommesse. “Non è sereno”, abbozza il ct. E si porta invece in Polonia e Ucraina lo juventino Bonucci, che all’epoca è addirittura indagato. Quindi il codice etico cambia anche a seconda dell’importanza del giocatore: Bonucci era meno sostituibile di Criscito. Poi appunto i casi Osvaldo, Destro, De Rossi e così via. Puro utilitarismo, specchio del paese.