Dopo 'Le ragazzone', l'ultimo libro di Daniela Rossi propone 39 ritratti di uomini che, passati i 50 anni, si ostinano a vivere una seconda giovinezza. Vengono fuori così i profili, in chiave comica, di altrettante tipologie umane: da quello che percepisce il mondo come estensione del proprio pene allo 'zozzo' passando per il 'fai da te'
C’è il “fallocentrico” che da quando aveva tre anni percepisce il cosmo come estensione del proprio pene, il “razzista” che odia i rumeni che gli suonano la fisarmonica in testa mentre legge il giornale e il “fai da te” che prima di addormentarsi a Peter Cameron o Elizabeth Strout preferisce manuali come ‘Legno e dintorni’. Sono 39 ritratti di uomini over 50 che si ostinano a vivere una seconda giovinezza, nonostante l’età che avanza, senza abbandonare nevrosi e idiosincrasie che da sempre accompagnano la loro esistenza. Ironico e pungente, il nuovo libro di Daniela Rossi ‘I ragazzoni: vivere con grinta dopo i 50 anni’ (Red@zione editore) – che viene presentato il 13 maggio alle 18, al Circolo dei lettori di Torino con le giornaliste Donatella Actis e Barbara Beccaria – indaga l’universo maschile, stilando un irriverente catalogo di uomini da evitare accuratamente se si è in cerca di un fidanzato, compagno, amante o “amico con benefits”.
Il tuo libro è il catalogo di 39 uomini simpaticamente drammatici. Pur nelle loro differenze, puoi farci l’identikit del ‘ragazzone’ tipo?
Quando negli anni ’70 era adolescente, il ‘ragazzone’ ha respirato spunti di auto-consapevolezza, parità di genere, impegno sociale e politico. Solo una boccata d’aria prima del bombardamento mediatico degli anni ’80 che lo ha trasformato in aspirante edonista, consumatore compulsivo, elettore sfiduciato. Suo padre non avrebbe mai spinto un passeggino e non si sarebbe fidanzato con una coetanea della figlia. Il ‘ragazzone’ è più elastico, ma non rappresenta un punto di riferimento sicuro per la nuova generazione, non incarna più alcuna legge, non ha tabù che salvaguardino tradizioni e neppure una tradizionale immagine di virilità.
Pascal Morin in ‘Istruzioni per cinquantenni in cerca d’amore‘, sosteneva che a 50 anni i giochi non sono fatti, c’è ancora spazio per un’educazione sentimentale. Pensi anche tu che ci sia una qualche speranza per questi casi “disperati”?
L’amore è ancora e sempre rivoluzionario, ma incontrarlo in tempi di rapido consumo non è facile. Il ‘ragazzone’ ha fretta, è soggetto a distrazioni, ha le sue maschere, spesso un matrimonio alle spalle o relazioni difficoltose che lo hanno indotto a difendersi. Si aggira con l’occhio vispo, si accorge di ogni donna, ma resta in superficie, là dove l’amore non trova ossigeno. Il vero Io del Ragazzone è tumulato in una specie di sarcofago psichico. Ne può uscire liberato da una donna che sappia raggiungere la sua autenticità nascosta.
Nel tuo precedente libro, ‘Le ragazzone’, hai tracciato il profilo di 39 donne, prendendo in giro le piccole manie del gentil sesso… come hanno reagito queste energetiche over 50 ai tuoi a tuoi ritratti?
Sono state fantastiche. Simpaticissime. Ho presentato il libro nei contesti più disparati, di fronte a femministe, imprenditrici, casalinghe, intellettuali e in tutti i casi, dopo il momento divertente della carrellata di ritratti, è seguito quello di una riflessione comune, con testimonianze, scambio di opinioni e conferma dell’estrema facilità che hanno le donne a capirsi al volo.
E come pensi che accoglieranno il nuovo libro i loro colleghi maschi?
Le prime presentazioni sono state divertenti e interessanti. La chiave comica del libro e le sue volute esagerazioni hanno permesso anche a loro di ridere tranquillamente pensando “io non sono così” e trovando, al tempo stesso, un’infinità di perfide somiglianze con vari conoscenti.
Da dove hai tratto il tuo materiale per disegnare il profilo di questi uomini un po’ agée?
Essendo una loro coetanea non mi sono mancati gli spunti. Ho osservato amici, conoscenti, personaggi televisivi, politici. L’ho fatto puntando su di loro uno sguardo un po’ impietoso da ricercatrice. Niente tenerezze in fase di raccolta dati. Solo dopo la stesura dei ritratti, ho concluso con riflessioni che lasciano intuire la mia solidarietà anche nei confronti dei poveri ‘ragazzoni’, vittime, come tutti noi, del tempo che passa e di una crisi sociale che invece non si risolverà facilmente.
Ti ha aiutato la tua formazione da psicologa e in particolare da sessuologa?
Sì. Ed essere abituata a non fermare lo sguardo all’apparenza e ad adoperare il linguaggio per dipanare motivazioni, difese, emozioni, ha reso anche questo libro una sorta di gioco psicologico.
Qual è ‘Il ragazzone’ che proprio non vorresti mai incontrare sulla tua strada?
I peggiori, quelli da cronaca nera, li ho racchiusi tutti nel ritratto del “ragazzone sociopatico”. A parte questi eccessi e il fatto che nessuno di noi vorrebbe avere a che fare con lo “zozzo”, eviterei il “lamentoso”, vero vampiro energetico.