Il vicepresidente del Pd piemontese si difende dopo che la sua condanna in Mani pulite è tornata a galla per il nuovo arresto del "compagno G" nell'inchiesta Expo. "Vicenda dolorosa di 25 anni fa"
“Ma quali tangenti, solo finanziamento illecito dalla Fiat al Pds“. Si difende così Giancarlo Quagliotti, vicepresidente regionale del Pd in Piemonte e condannato insieme a Primo Greganti ai tempi dell’inchiesta Mani pulite. La sua storia è riemersa dopo il nuovo arresto del “compagno G” nell’inchiesta milanese su Expo2015, ma Quagliotti – già coordinatore della campagna elettorale che ha portato Piero Fassino sulla poltrona di sindaco di Torino – non ci sta: ”Non riesco a capire perché devo essere tirato in ballo in questa vicenda”, si sfoga con Repubblica. “Ho avuto contatti con Greganti molto saltuariamente. Saranno mesi che non lo vedo. Abbiamo un rapporto di amicizia, ma l’amicizia è una cosa, l’essere accostato per questioni giudiziarie è un’altra”.
E le condanne? “Venticinque anni fa abbiamo avuto una vicenda dolorosa che ci ha coinvolti, ma dopo le nostre vite non si sono più incrociate”, continua Quagliotti. “Io e Primo siamo stati indagati e processati nel 1993 per finanziamento illecito al partito. Una condanna di sei mesi per l’appalto per il depuratore del consorzio Po-Sangone”, ricorda. “Non si è trattato di una tangente, nessuno di noi si è intascato nulla, ma di finanziamento illecito dalla Fiat al Pds”. Quanto ai rapporti con le cooperative rosse, “non me ne occupo da metà degli anni ’80”.