Dopo il rosso da 14 miliardi del 2013, Unicredit riprende quota e chiude il trimestre con una crescita dell’utile netto del 58,8% a 712 milioni di euro anche se i ricavi sono stati in calo del 3,6% a 5,6 miliardi. La trimestrale, ha sottolineato la banca milanese, ha evidenziato una forte ripresa delle nuove erogazioni di prestiti a imprese e famiglie: in Italia sono a 2,7 miliardi di euro (+14,3% trimestre su trimestre, +63,2% anno su anno), con i mutui che sull’anno che sono cresciuti  del 153% (+31% sul trimestre). E, per la prima volta dall’inizio delle crisi del 2008, l’istituto ha segnato un calo dei crediti deteriorati lordi, i prestiti la cui restituzione non sarà integrale e che, complice la cessione di alcuni pacchetti a operatori specializzati,  sono scesi a 82,5 miliardi di euro. La flessione è dell’1,3% sul trimestre ossia 1,1 miliardi di crediti deteriorati in meno per lo più concentrati nella non core bank varata con il nuovo piano. Il tasso di copertura si conferma al 52,4 per cento. Le sofferenze (i crediti di difficile riscossione) restano comunque stabili: 49,2 miliardi di euro con un tasso di copertura del 62,9 per cento.

In questo contesto, la banca ha attinto al denaro messo da parte per far fronte agli impegni incerti, gli accantonamenti, il cui ammontare è così sceso a 838 milioni (il 28,5% in meno rispetto a un anno fa). Unicredit nei primi tre mesi del 2014 ha poi rimborsato ulteriori 5 miliardi di euro dei prestiti ricevuti tra il 2011 e il 2012 dalla Bce (Ltro) e il totale di quanto restituito ad oggi è di 10 miliardi. Da rimborsare ne restano invece sedici. Tra le note dolenti la stangata del governo Renzi con l’incremento della tassazione sui guadagni ottenuti con la rivalutazione delle quote di Bankitalia. Per Unicredit “l’impatto sarà per 215 milioni di euro di tasse addizionali da pagare nell’arco del 2014”, ha detto l’ad Federico Ghizzoni.

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