Il prezzo per la sola superficie – se il risultato dell’asta rimarrà confermato dopo i 30 giorni possibili per la valutazione dell’offerta da parte della “commissione di congruità” del demanio – è molto simile a quello di un appartamento di un centinaio di metri quadri a Venezia. Solo che con la chiusura definitiva di questa mattina alle 12 dell’asta con 513mila euro Luigi Brugnaro, il patron della Reyer di basket e presidente dell’Umana Holding che è stato anche presidente di Confindustria Venezia, si è portato a casa l’intera isola di Poveglia. O meglio la proprietà della superficie per la durata di 99 anni del compendio che si trova nella laguna sud di Venezia costituito da tre isole molto vicine e a breve distanza dalla bocca di porto di Malamocco. Gli “sfidanti” (unici), hanno perso. L’associazione Poveglia per tutti e la volontà di non vedere sparire un’altra isola, dalle rotte della fruibilità ha fatto un’offerta più bassa e l’isola è andata al patron della Reyer. “Non è una questione di soldi, ma di dignità nostra ritrovata, trasparenza, partecipazione, progetti condivisi, non di videopoker bancario – dicono però dall’associazione – da una parte ci sono imprenditori privati, dall’altra i veneziani e la loro battaglia, aspettiamo la valutazione di congruità”.

Il prezzo spuntato da Brugnaro è effettivamente ‘stracciato’. Da aggiungere al costo della superficie ci sarebbero però anche circa 20 milioni di euro che saranno necessari per rimettere a nuovo l’isola, ora abbandonata. Queste, secondo lo stesso Brugnaro, le prime stime messe a punto dai tecnici insieme ai tecnici del demanio. “L’ho fatto per Venezia e veneziani, per scongiurare il rischio che qualche investitore esterno comprasse un bene inestimabile della città – ha detto Brugnaro ad asta conclusa – proporremo dei progetti che tengano conto delle esigenze dei cittadini. Non ci sarà alcuna speculazione edilizia, non ci sarà alcun albergo a cinque stelle. Quello che faremo su quell’isola, finora abbandonata, sarà a norma delle prescrizioni che ci sono state date e ovviamente sarà concertato con il Comune e con il sindaco Giorgio Orsoni“.

Quando parla di “prescrizioni” l’imprenditore si riferisce ad un documento che porta in calce la firma del direttore regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali Ugo Soragni in cui si specificano le condizioni entro le quali l’alienazione del bene è autorizzata. E non sono poche, specie in materia di restauri. Con un ma. “La conservazione del bene sarà assicurata mediante provvedimenti restaurativi e manutentivi con particolare riferimento alle caratteristiche architettoniche, decorative e testimoniali, sia di carattere ecclesiastico che militare, ai profili lagunari del recinto murario, nonché alle aree archeologiche”. Questo tanto per restare in tema di restauri. Poi c’è la parte che riguarda le costruzioni. “Per le parti distrutte sarà possibile la ricostruzione entro le antiche volumetrie storiche documentate – dice il documento – non saranno consentite suddivisioni o frammentazioni degli spazi, interni o esterni che non siano di norma reversibili e non rispettino adeguatamente l’articolazione storica degli edifici”. Tradotto con una battuta: le tanto temute stanze d’albergo si potranno fare, a patto che i muri divisori siano di cartongesso.

“Non si può dire che questa condizione sia preclusiva per la realizzazione di una struttura alberghiera – dice infatti Ugo Soragni, direttore regionale del Mibac – certo non sarà possibile suddividere l’immobile in via definitiva. Dopodiché le condizioni in cui attualmente versava l’isola possono essere definite particolarmente rassicuranti? I vincoli che abbiamo messo sono particolarmente stretti e disciplinano non solo la sua conservazione ma anche l’uso”. Nello stesso documento si citano infatti le modalità di fruzione pubblica, che prevedono l’accesso al bene con cadenza non inferiore a tre giornate settimanali, comprese le festività. Con particolare attenzione alle aree artistiche archeologiche e al perimetro dell’isola con punti di sosta e belvedere. Una magra consolazione questa però per chi in città avrebbe voluto ricominciare ad usare l’isola con un progetto ‘per tutti’.

E a far tremare i polsi ai veneziani c’è anche un precedente. Quello della Scuola grande della misericordia. Il contratto di concessione firmato nel 2009 dal Comune di Venezia vede come partner privato dell’operazione proprio Umana s.p.a, dello stesso Luigi Brugnaro. II partner privato si era impegnato a realizzare opere di ristrutturazione per circa 8 milioni di euro. Solo che anche lì, a detta dell’assessore ai lavori pubblici del Comune di Venezia Alessandro Maggioni ad oggi, non risulta partito nessun intervento.

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