Al netto delle reazioni talvolta isteriche e sempre sopra le righe degli esponenti di Forza Italia, l’immagine della coesione civile del nostro paese che emerge dalle rivelazioni successive di Zapatero, Friedman e Geithner e dalle ricostruzioni di Tremonti è quantomeno avvilente.
Infatti, se le prime indicazioni trapelate circa una manovra di alcuni leader europei per sostituire il governo Berlusconi nell’estate del 2011 provenivano dall’ambiente di quell’“ex” governo e quindi potevano essere sospettate di inattendibilità e faziosità, le successive informazioni che sono arrivate dai libri di Friedman e di Zapatero e da quello recentissimo di Geithner non possono lasciare dubbi: per motivi non esattamente determinati nella esatta articolazione, ma comunque tutti riconducibili a interessi economici contrastanti tra Germania e Francia da un lato e Italia, Spagna e Grecia dall’altra, ci fu una operazione congegnata da parte di alcuni “officials” europei (Geithner li chiama così, senza meglio identificarli), per far cadere il governo italiano che assumeva posizioni non gradite e veniva percepito come un rischio forte per la stabilità dell’Eurozona.
Ciò che Geithner, all’epoca Ministro del Tesoro degli Stati Uniti, rivela nel suo libro appena pubblicato e cioè che nell’autunno del 2011 alcune personalità europee non meglio precisate contattarono l’amministrazione Obama presentando un piano per costringere il governo di allora a dimettersi, si incastra sinistramente e perfettamente in quanto già precedentemente pubblicato da Zapatero nel suo libro “Il dilemma” uscito nel Dicembre 2013 e da Tremonti nel suo “Bugie e verità”.
Ricapitolando: Tremonti sostiene che l’ostilità di Merkel/Sarkozy nei confronti del governo italiano era tutta dovuta alla posizione dello stesso nei confronti del costituendo Fondo Salva Stati (EFSF), sembra che Berlusconi rifiutasse che il fondo venisse costituito con finanziamenti proporzionali alle capacità economiche di ciascuna nazione (come poi fu, nei mesi successivi alla caduta del governo Berlusconi) ma che chiedesse che la partecipazione fosse in proporzione alla quantità di titoli “tossici” posseduti dalle banche nazionali, il ché avrebbe costretto Francia e Germania a un esborso molto più significativo.
Sempre secondo Zapatero, Merkel/Sarkozy premevano affinché l’Italia si facesse finanziare insieme alla Spagna, dal FMI, sottostando a regole ferree simili a quelle che il FMI impose alla Grecia e che il rifiuto di Tremonti espresso sarcasticamente con “Posso pensare a modi migliori per commettere suicidio” (parole di Zapatero) irritò profondamente la “strana coppia”; è lo stesso Zapatero a suggerire che il nome di Mario Monti (non ancora nominato senatore a quell’epoca) circolasse negli ambienti del meeting del G20, il che va a sposarsi perfettamente con quanto esposto da Friedman nel suo libro.
Dato tutto questo (Crozzianamente: pare, ma io non ci credo) il passo successivo raccontanto da Geithner non è affatto implausibile; cercare di eliminare un governo che rifiutava le regole Merkel/Sarkozy circa l’EFSF minacciando addirittura l’uscita dall’euro, rientrava negli interessi francesi (all’epoca) e tedeschi. Stando a Gethner, tuttavia, la manovra sembrò troppo sporca all’amministrazione americana che rifiutò di collaborare.
Fin qui i fatti, che ci vengono abbastanza credibilmente raccontati da testimoni sicuramente non “Berlusconiani”; con freddezza e pragmaticità, non trovo affatto strano che Merkel, Sarkozy e altri esponenti prima tedecshi e francesi che Europei curino gli interessi delle proprie nazioni fregandosene di quelli italiani; la cosa avvilente sono le eventuali sponde che i loro programmi possono avere trovato in Italia e questo commento prescinde da qualsiasi considerazione di merito circa le capacità di quel nostro governo, che personalmente reputo limitate.
Gli interessi nazionali dovrebbero trovarci coesi nei confronti delle altre nazioni e il giochino di fare da sponda a quelli di altri paesi (conflittuali con i nostri) per interessi politici locali non solo è squllido, ma trasmette all’estero l’immagine di una nazione facile preda perché divisa; questo era vero centinaia di anni fa quando le calate di eserciti stranieri contavano anche e soprattutto sulle divisioni interne di Guelfi e Ghibellini di turno e, purtroppo, sembra vero ancora oggi. La mancanza di coesione nazionale scaturisce come logica comanda, da decenni di politica guerreggiante e ci rende un paese a sovranità limitatissima.
La negatività di questa attitudine prescinde dalle appartenenze politiche e dal colore del Governo di turno; opporsi a un governo che si ritiene inadeguato è legittimo e anche doveroso; collaborare con chi vuole rimuoverlo dall’esterno e senza ricorrere al giudizio elettorale è aberrante e drammaticamente pericoloso; dovremmo imparare a cercare di modificare le linee di governo che non approviamo ma a sostenerlo nelle vertenze internazionali; l’alternativa è la subordinazione a poteri esterni, almeno finché l’Europa diventerà qualcosa di più di un’espressione geografica. E nella posizione subordinata ci troviamo e troveremo tutti, proprio tutti, i Guelfi con i Ghibellini, compresi coloro che dando sponda agli interessi di altri paesi si illudono o si illuderanno di fare il proprio nel piccolo orticello.
Piccola postilla: Grillo ha posizioni rispetto all’Europa del tutto simili a quelle che avevano Tremonti e Berlusconi, con però una differenza di forza sostanziale e cioè che le banche francesi e tedesche si sono da allora liberate di gran parte dei titoli pubblici italiani (contribuendo allora al problema “spread” che tutti ci ricordiamo) e quindi le prese di posizione hanno oggi tanta meno efficacia. L’eventuale occasione di negoziare al meglio è stata persa e temo che anche l’idea di Renzi che l’Europa ci lasci sforare il tetto di deficit per promuovere una ripresa economica sia una pia illusione. Spero comunque che nessuno qui si presti a collaborare alla sua rimozione (o a quella di Grillo se mai governasse) ove prendesse posizioni sgradite a qualche altra nazione. Si vince o si perde tutti insieme, dobbiamo impararlo e presto.