La moglie di Amedeo Matacena, arrestata lunedì 11 maggio all'aeroporto di Nizza, potrebbe tornare in Italia venerdì 16 maggio. Tra gli altri indagati dell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria che ha portato all'arresto dell'ex ministro dell'Interno insieme ad altre 7 persone, compaiono anche i nomi dei figli di Amintore Fanfani - Giorgio e Cecilia - di Maria Teresa Scajola (sorella di Claudio) e dell’ex parlamentare Dc Emo Danesi
La Corte d’Appello di Aix en Provence ha accolto la richiesta di estradizione di Chiara Rizzo, la moglie di Amedeo Matacena arrestata lunedì 11 maggio all’aeroporto di Nizza. La donna, che potrebbe tornare in Italia venerdì 16 maggio, secondo quanto si apprende in ambiente investigativi, lascerà il carcere delle Baumettes di Marsiglia già nelle prime ore di venerdì ed essere estradata attraverso la frontiera di Ventimiglia. Qui Chiara Rizzo sarà presa in carico dagli uomini della Direzione investigativa antimafia (Dia) e trasferita nel carcere di Imperia o in quello di Genova Pontedecimo dove dovrebbe rimanere per qualche giorno.
Visibilmente provata, la donna ha accolto in lacrime la decisione favorevole all’estradizione della Corte d’appello del Parquet di Aix en Provence alla quale aveva ribadito la volontà di tornare al più presto in Italia. Subito dopo la pronuncia del giudice, alla Rizzo è stato consentito di vedere la figlia, che ha abbracciato piangendo prima di essere riaccompagnata al carcere delle Baumettes. Secondo l’avvocato genovese Carlo Biondi, che la assiste con gli avvocato Bonaventura Candido di Reggio Calabria e Geraldine Flory nominata d’ufficio dal Parquet, la donna dovrà attendere ancora un paio di giorni prima di lasciare definitivamente il carcere di Marsiglia per tornare in Italia.
Intanto sono al vaglio degli investigatori i numerosi documenti cartacei e informatici acquisiti durante le perquisizioni effettuate nei confronti degli otto arrestati lo scorso 8 maggio e di alcuni soggetti “di interesse investigativo”. Tra i primi faldoni analizzati proprio quelli scoperti a casa e negli uffici di Scajola. Tra i documenti in casa dell’ex ministro era stata rinvenuta anche una lettera scritta in francese al computer: indirizzata al “mio caro Claudio”, secondo gli investigatori, potrebbe essere stata siglata dall’ex presidente libanese Amin Gemayel. Nella missiva si trovava un chiaro riferimento ad Amedeo Matacena, l’ex deputato condannato a cinque anni per concorso esterno in associazione mafiosa: “La persona potrà beneficiare in maniera riservata della stessa posizione di cui gode attualmente a Dubai – si leggeva – troveremo un modo per per fare uscire la persona dagli Emirati Arabi e farla arrivare in Libano”.
Si scopre oggi inoltre che tra gli altri indagati dell’inchiesta della Dda di Reggio Calabria compaiono anche i nomi dei figli di Amintore Fanfani, della sorella di Claudio Scajola e dell’ex parlamentare Dc Emo Danesi. I nomi di Giorgio e Cecilia Fanfani, Maria Teresa Scajola, e Danesi, insieme a quelli di Pierluigi Bartolini, Giuseppe Speziali (padre di Vincenzo Speziali), Giovanni Morsenti, Daniele Santucci e Elisabetta Hoffmann, erano contenuti nel decreto di perquisizione eseguito giovedì scorso a loro carico in qualità di “soggetti di interesse investigativo”.
Scajola a Chiara Rizzo: “Pappa e ciccia non si fa!” (6 agosto 2013) – E’ una delle frasi pronunciate dall’ex ministro Claudio Scajola in una conversazione telefonica con la moglie di Amedeo Matacena, Chiara Rizzo. La conversazione è contenuta nella richiesta della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria che ha portato all’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di Scajola e altre sette persone. Era il 6 agosto 2013 quando Rizzo e Scajola esprimono la “loro delusione – annotano i pm – per la manifestata impossibilità d’intervento da parte di ‘Max’, sul quale avevano evidentemente poggiato le loro aspettative al fine di poter concretare, verosimilmente, un’operazione finanziaria della quale i due interlocutori sono bene attenti a celare gli estremi informativi”. Chiara Rizzo riferisce a Scajola che “no, lui mi ha solo detto, forse è l’unica cosa che puoi fare, falla, stasera chiamami, mi fai sapere … ora mi ha accompagnato che io mi dovevo comprare gli asso… cioè, mi voleva accompagnare qua dentro, poi io ho evitato, che una volta eravamo qua dentro, gli ho detto, scusa ma sai, devo fare delle cosine … cioè, mi mettevo a fare … che me ne fregava, no … io ho cose da fare, sei d’accordo? Mi metto a fare con lui …”. E l’ex ministro le risponde che “non c’è dubbio, per carità!”. La moglie di Matacena aggiunge che “gli ho detto, scusami ma io sai devo fare …” e Scajola pronuncia la frase “ma pappa e ciccia non si fa, pappa e ciccia non si fa”. La Rizzo insiste sostenendo di aver detto a Max che “ecco! Gli ho detto, scusa ma io ho delle cosine da fare, gli ho detto, devo comprare delle cremine …” e Scajola ribadisce che “pappa e ciccia non si fa!”.
Rizzo a Scajola: “Vieni subito da me” – (28 agosto 2013) – Poche ore prima dell’arresto a Dubai di Amedeo Matacena, la Rizzo chiama l’ex ministro e piangendo gli dice: “Devi venire da me… subito se puoi”. La telefonata è avvenuta il 28 agosto 2013 alle 9.06. Chiara Rizzo (C) piangendo chiede a Scajola (S) di raggiungerla immediatamente nel Principato di Monaco.
C = Pronto?
S = Ecco qua, dimmi tutto.
C = Cioè, una cosa è certa, devi venire oggi se puoi.
S = Che cosa è successo?
C = Va bè, non posso dirtelo!
S = Va bene, senti … allora, ti chiamo dopo e faccio in modo di raggiungerti, ti chiamo dopo.
C = Meglio oggi perché …
S = Quando preferisci?
C = … può darsi che domani mattina parto presto, quindi, se tu vuoi …
S = A che ora preferisci?
C = Ora, subito, quando vuoi tu … poi quando vuoi …
S = Va bene, ti chiamo dopo.
C = … perché alle tre, le quattro devo andare via, okay?
S = Ciao, ciao.
Scajola alla Rizzo: “Senti figliola…basta balle e sotterfugi, su” (18 gennaio 2014) – Ci sono anche momenti di tensione e un litigio nelle conversazioni tra Scajola e Rizzo. In una telefonata intercettata il 18 gennaio 2014 l’ex ministro dice alla Rizzo che deve fare delle scelte e lei risponde “che scelte devo fare?”. A questo punto Scajola dice alla donna “senti figliola, basta balle e sotterfugi, su…”. La conversazione si conclude con la Rizzo che tronca il dialogo chiudendo la telefonata bruscamente.
C = … e allora, non ti preoccupare … guarda, stai sereno … tu, le tue … stai sereno, tutto quello che fai, che dici, questa bontà, questa cosa, perché una vuole bene, perché vuole fare, perché dire, non è possibile perché ogni volta la butti sempre come una cosa … allora, lasciamo perdere … cioè, dico, se per te questo, dico … io ti dico le cose e poi tu fai le tue scelte … ma che scelte devo fare? Cioè, che cosa vuoi dire?
S = Bè, ci sono delle cose da definire che devi sapere … che devi sapere!
C = Ma che cosa devi sapere, da ieri a oggi cosa è cambiato?
S = Ti vai a … parli di queste cose senza sapere! Parli senza sapere, cosa parli se non sai?
C = No, parli tu senza sapere … ogni volta mi dici delle cose e mi dici, “ah, no, devi fare delle scelte oggi … eh, no, tu così … eh, no, tu colà… tu qua, tu là … ” …
S = Tu hai già fatto una scelta, figliola mia …
C = E qual è questa scelta?
S = … dobbiamo rendere conciliabile questa scelta con le altre cose, tutto qua! L’hai già fatto no, non è che devono essere … fare degli intrugli …
C = Che c’entra la mia scelta …
S = … ma basta! … Senti, figliola, basta balle e sotterfugi, su … uno dice le cose com’è, ognuno ha il coraggio delle sue posizioni nella vita, no … nella vita …
C = Ma và!
Chiara riattacca e tronca la conversazione.