Nel 2013 nel paesino dell’Aspromonte votarono solo 54 persone. Elezione nulla e prosecuzione del commissariamento disposto alcuni anni fa per infiltrazioni mafiose. Il “quorum”, anche in questa tornata elettorale, è il grande ostacolo da superare per l’unica lista presentata per le comunali. Per diventare sindaco, Domenico Penna e la sua lista “To Vunì” (area Partito democratico) dovrà sperare che 270 cittadini di Roccaforte del Greco si rechino al seggio. Un’impresa in un paesino della provincia di Reggio Calabria che è composto pressoché da anziani o da persone, di fatto, residenti altrove. Il 26 aprile, nella piazza centrale del paese c’era il candidato a primo cittadino ma c’erano anche esponenti della precedente amministrazione come l’ex sindaco Ercole Nucera e il vicesindaco Pasquale Russo. Erano stati mandati a casa per infiltrazioni mafiose. “A Roccaforte ci sono solo personaggi legati alla vecchia mafia contadina. Noi non ci siamo costituiti parte civile perché non avevano commesso alcun reato contro il Comune. I carabinieri fanno fumo”, dice Russo. In paese non si sente il clima elettorale e c’è la totale sfiducia nei confronti della politica: “Per il prefetto e Angelino Alfano siamo tutti mafiosi – dicono i cittadini – La ‘ndrangheta è a Montecitorio dove si dividono i soldi. Qui, a Roccaforte, dove sono i miliardi? Berlusconi? Magari fossero tutti come lui” di Lucio Musolino
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