“Il quinto angelo […] aprì il pozzo dell’Abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace, che oscurò il sole e l’atmosfera. Dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra”. (Apocalisse, IX)
In questi periodi pre-elettorali, constatiamo che la logica fallace dei laudatores del sogno europeo diventa sempre più sconnessa e usa toni che, da un lato ricordano i cavalieri dell’Apocalisse e, dall’altro, la cronaca rosa. Basta osservare come l’Espresso metta in guardia i lettori circa le possibili conseguenze di un’uscita dall’euro: “È uno scenario al quale non voglio credere, perché assisteremmo a un crollo dei consumi e ci troveremmo in un clima di economia di guerra”, afferma un intervistato, direttore di un grande gruppo distributivo. Quindi l’autoritas dovrebbe essere sufficiente a terrorizzare il lettore.
Ma l’Apocalisse non necessita di riferimenti precisi, basta usare toni roboanti e un accenno a fonti di presunta credibilità, come il direttore di un sito di annunci immobiliari (si fa quel che si può), il quale vaticina il “crollo del mattone”. Oppure: “La nuova lira si potrebbe deprezzare anche oltre il 50%”. O, ancora, in un altro articolo: “Il costo pro-capite potrebbe essere di 9.500-11.500 euro”, secondo un non ben precisato rapporto dell’Ubs.
A questo terrorismo mediatico fanno da contraltare amabili articoli che ricordano le pagine delle riviste che, un tempo, facevano mostra di sé nelle sale d’attesa dei saloni di parrucchieri. Ad esempio, sempre sull’Espresso, si può leggere uno stravagante pezzo con un titolo che sembra tagliato col rasoio di Ockham (Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem), nel quale vengono citati alcuni (forse i più noti) critici della moneta unica.
“Fino a pochi mesi fa erano sconosciuti al grande pubblico. Ora son diventate le star della crociata contro la moneta unica. […] Fanno audience, i crociati No euro. Alberto Bagnai, Claudio Borghi, Francesca Donato, Antonio Maria Rinaldi e altri ancora”. Il fatto che i citati (Bagnai in primis) abbiano documentato le loro critiche con competenza e precisione, in decine di convegni e migliaia di pagine (cartacee o elettroniche), pare non avere alcuna rilevanza. Per il già blasonato, l’ipse dixit di un direttore di un sito di annunci, di un produttore dolciario o di importatore di birra hanno più veridicità o valore.
D’altra parte la cronaca rosa, come il terrorismo verbale, non necessita di veridicità ma solo di illazioni, come quella che insinua che: “La stragrande maggioranza degli economisti li liquida come studentelli arroganti.” Ovviamente non viene citato alcun nome di in questo straripante mare di economisti, così come per l’affermazione seguente: “Tornare indietro, tornare alla lira porterebbe sventure a raffica […] Questo dicono gli accademici, i professori (quasi tutti) delle grandi università.” Anche qui si parla di un’ignota compagine accademica che, come come l’araba fenice “che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”.
Tuttavia, l’articolo ci rende noto che non tutti liquidano i summenzionati come “studentelli arroganti”, visto che, il 12 aprile scorso, i nostri hanno organizzato un convegno dal titolo: “Quali scenari per l’Europa e per l’euro“, con interventi, tra gli altri, di Paolo Savona, Giorgio La Malfa, e l’ex commissario Ue, l’olandese Frits Bolkenstein. Tutti politici e studiosi […] critici su come è stata costruita la moneta unica e sul suo funzionamento”. Ma queste, forse, sono quisquilie: ai lettori di cronaca rosa interessano particolari assai più ciarlieri e mondani: “Anche Claudio Borghi, altro sedicente economista in prima linea nella battaglia No euro, ha indossato elmo e armatura lumbard per approdare al partito di Salvini. La leggenda dell’euro studiato a tavolino da politici e banchieri tedeschi per opprimere le operose genti della Padania fa breccia facilmente tra artigiani e piccoli imprenditori..”
Non ci sfugge, ovviamente, il malcelato disprezzo che traspare nei confronti di “artigiani e piccoli imprenditori”, forse rei di non far parte di una certa “sedicente” (questa sì) intellighenzia, che si pasce di cascami di culturicchia dozzinale e stantia, il cui putrescente fetore ammorba, da troppi anni, l’atmosfera di questo paese. L’articolo tuttavia contiene una vera e propria perla (anzi, in questo caso un confetto), perché ci rende edotti che la consorte del suddetto “è una bon ton specialist, richiestissima in tv e sui giornali come gran maestra di galateo”.
Questo sì che è davvero interessante! Però, che c’entrano le doti o le specializzazioni della signora Borghi con l’argomento in oggetto? Forse siamo noi che non capiamo, ma se gli argomenti dei difensori del sogno europeo sono questi, non sappiamo “se il riso o la pietà prevale”. Ci conforta, comunque, constatare che non siamo gli unici a pensarla in questo modo, almeno secondo quanto ha affermato recentemente Paolo Savona in un articolo dal titolo Ora basta con le bugie sull’euro: “Che l’euro sia una moneta mal costruita, ancorché ben gestita nei limiti della sua malformazione istituzionale, è ormai opinione condivisa. Solo i mitomani dell’euro, una patetica minoranza che purtroppo governa le sorti del paese, continuano a negarlo e affidano il loro ingiusto dominio al terrore di ciò che può accadere se l’euro fosse abbandonato. Considero questo comportamento una vergogna culturale e un imbroglio sociale”.