Né talebano, né dissidente. Andrea Defranceschi, consigliere regionale M5S sospeso da Beppe Grillo per un’inchiesta della Corte dei Conti, parla per la prima volta con la stampa. “Mi stanno cercando tutti”. Tutti chi? Ballarò? Piazzapulita? Repubblica? “Sì, e non solo”. Potrebbe recitare la parte del martire, molti suoi ex colleghi ci hanno quasi costruito sopra una carriera: “Non sono il tipo. Non amo le faide e al posto di Grillo avrei preso la stessa decisione. Accetto la sospensione: se fai le pulci a tutti, devi accettare che anche gli altri le facciano a te”.
Cosa le contesta la Corte dei Conti?
“Due fatture di fine 2013 pagate a due miei dipendenti. Uno lavora con me dal 2010 e l’altro da due anni. Ogni anno, come gruppo regionale, ho risparmiato 40-50mila euro. Eravamo arrivati quasi a 200mila. Ho chiesto alla regione Emilia Romagna di poterli restituire, cosa ovviamente mai successa prima di noi. Per sei mesi non mi hanno risposto”.
E allora li ha usati per pagare i due dipendenti.
“Una fattura da 9mila euro e rotti, l’altra da 11mila. Per lavoro regolarmente svolto fino a giugno 2014”.
Li ha pagati in anticipo. Perché?
“Con la legge Monti e la spending review, è cambiato tutto e non sapevo se nel 2014 avrei potuto garantire lo stipendio a collaboratori di cui ho bisogno. Sono rimasto solo in Consiglio, ci sono tante battaglie da combattere e quando c’è qualcosa da denunciare i cittadini giustamente cercano il M5S, mica il Pd”.
E’ rimasto solo perché prima con lei c’era Favia.
“All’inizio aveva grandi pregi lavorativi. Poi ha preso una deriva politica sbagliata e in breve tempo ha commesso molti errori”.
Per esempio usare soldi pubblici per andare in tivù. Prassi che lei ha autorizzato.
“Non condividevo politicamente, ma come capogruppo M5S non potevo impedirgli di farlo, perché la legge regionale lo autorizzava a usare in quel modo soldi. Quando mi chiedeva il rimborso dei treni per andare a Modena a un convegno sugli inceneritori, io dovevo dargli comunque quei rimborsi, a prescindere che fossi o meno d’accordo politicamente. La Corte dei Conti sta indagando e dovrebbe esprimersi a luglio”.
Potrebbe essere ritenuto responsabile anche lei.
“Potrei, ma spero e credo di no”.
Favia dice che lei era già nella lista nera, come Pizzarotti. Forse ha pagato il lavoro fianco a fianco con una figura odiata da talebani vicini a Grillo come il consigliere bolognese Massimo Bugani. “Che io debba scontare la croce Favia è assodato, ma non credo di avere ricevuto un trattamento peggiore di altri: sono stato sospeso e non espulso, giusto così. E comunque, quando M5S sbaglia, lo fa per garantire lo stipendio ai collaboratori; gli altri lo fanno per pagarsi le cene con aragosta o andare a Venezia nel weekend”.
All’inizio non ha accettato la decisione della Corte dei Conti.
“Ho rispetto della Corte dei Conti e accetto la sentenza, ma sono innocente e ho fatto ricorso al Tar. La Corte parla di ‘pagamento anticipato per prestazione non svolta’ e ‘mancanza di documentazione’. Ma il lavoro è stato svolto e l’ho dimostrato con una pila di documenti”.
Che la Corte dei Conti non ha ritenuto sufficiente.
“L’ho spedita e dopo cinque giorni hanno preso la decisione. Non so come abbiano fatto a leggere così tanto in così poco tempo”.
Anche Renzi è stato condannato in primo grado dalla Corte dei Conti.
“Per danno erariale, che nel mio caso però non c’è: il lavoro è stato regolarmente svolto”. Si dimetterà? “No. Passerò al gruppo misto e continuerò le mie battaglie, sperando che entro settembre il Tar capisca che non ho commesso reati e quindi possa riutilizzare il logo”.
Che rapporti ha con Grillo e Casaleggio?
“Con Casaleggio avrò parlato sì e no 3 volte in 4 anni. Con Grillo parlo 4 volte l’anno. Ci sono andato a cena lo scorso 9m maggio dopo il suo comizio a Reggio Emilia. Gli ho spiegato la situazione, è convinto che la mia è una questione puramente amministrativa e si risolverà”.
Ha ricevuto solidarietà dal Movimento? Di Battista ci è andato giù duro con lei.
“Lui stesso ha detto di non conoscere bene la vicenda e poi ha ammorbidito i toni. Ho ricevuto solidarietà dal 98% del Movimento. Il punto, per me, non è comunque avere il plauso di Di Battista o Bugani, ma essere una persona libera e agire rispettando le idee e il programma del Movimento. Cosa che ho sempre fatto”.
Esiste un problema di democrazia interna?
“E’ una semplificazione giornalistica. Grillo fa bene a imporre il rispetto delle quattro regole chiare che abbiamo. Il Movimento ha pregi e difetti, ma Grillo e Casaleggio non mi hanno mai detto cosa fare né io ho mai detto loro cosa avrei fatto”.
Grillo l’ha sospesa dopo i titoloni di Repubblica Bologna contro di lei.
“Repubblica è brava a forzare i titoli. Vorrebbero intervistarmi, ma rifiuto: non sono né un talebano né un dissidente. Parafrasando Grillo su Renzi: io ci metto la faccia, il culo e il portafogli. Rivendico la mia totale libertà di pensiero”.
Perché tutti questi scontri interni in Emilia?
“Onestamente non l’ho capito. Io ho ottimi rapporti tanto con i parlamentari emiliani quanto con Pizzarotti”.
E’ al suo primo mandato. Si ricandiderà con il M5S?
“Mi piacerebbe, ma sempre in Regione. In Parlamento non mi ci vedo. Vorrei insegnare ai più giovani come muoversi all’inizio. Il Pd è esperto e sa come metterti in difficoltà: è accaduto a me come ai parlamentari nei primi mesi di legislatura, quando avevano problemi di comunicazione e da un giorno all’altro hanno dovuto decidere questioni enormi”.
Che valutazione dà dei suoi colleghi in Parlamento?
“Molto positiva, hanno mantenuto tutte le promesse: niente alleanze, niente inciuci. E opposizione vera”.