Si riaprono le indagini sulla mancata protezione a Marco Biagi. A dodici anni dall’omicidio del giuslavorista bolognese da parte delle Brigate rosse, la Procura del capoluogo emiliano ha riaperto un fascicolo sui fatti che portarono alla revoca della scorta del professore alla fine del 2001. Lo rivela il Corriere di Bologna. A chiedere la riapertura delle indagini, per il momento conoscitive e dunque senza indagati né ipotesi di reato, il pm Antonello Gustapane. A motivare la riapertura delle indagini, alcuni documenti sequestrati dalla Procura di Roma in tutt’altra indagine, recentemente trasmessi a Bologna. Le carte sarebbero state in possesso di Luciano Zocchi, ex segretario di Claudio Scajola, l’ex ministro dell’Interno arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di aver favorito la latitanza del collega di partito Amedeo Matacena.
Il ministero dell’interno, che a quel tempo era appunto diretto da Scajola, aveva ritirato la scorta al professore nonostante le sue continue richieste. A far discutere nei mesi successivi l’omicidio, l’articolo del Corriere della Sera in cui si riportava un commento dello stesso Scajola: “A Bologna hanno colpito Biagi che era senza protezione ma se lì ci fosse stata la scorta i morti sarebbero stati tre. E poi vi chiedo: nella trattativa di queste settimane sull’articolo 18 quante persone dovremmo proteggere? Praticamente tutte”. Ma sopratutto il commento che più scosse l’opinione pubblica: “Non fatemi parlare. Figura centrale Biagi? Fatevi dire da Maroni se era una figura centrale: era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza”.