Il segretario Gerard Greneron torna sulla vicenda avvenuta nel corso del congresso del Sindacato autonomo di polizia del 29 aprile scorso, in cui vennero applauditi tre dei quattro agenti condannati per la morte del ragazzo
Solo un “semplice saluto ai colleghi” e non “l’applauso alla morte di un ragazzo”. Il Segretario generale del Consiglio europeo dei Sindacati di Polizia (rappresenta 300.000 poliziotti in 19 Paesi) Gerard Greneron torna sulla vicenda degli applausi a tre dei quattro agenti condannati per il caso di Federico Aldrovandi, il 18enne morto durante un controllo il 25 settembre del 2005 a Ferrara. Secondo Greneron gli applausi a Paolo Forlani, Luca Pollastri e Enzo Pontani – che la Cassazione definì nella sentenza “sproporzionatamente violenti” nei confronti del ragazzo – in occasione del congresso del Sindacato autonomo di polizia del 29 aprile scorso non significavano il “riconoscimento del fatto di aver ucciso”.
A margine della manifestazione Memorial day promossa ad Aosta dalla segreteria regionale del Sap in ricordo delle vittime della criminalità e del dovere, Greneron spiega: “Penso che per degli interessi differenti qualcuno ha cavalcato l’onda, e mi dispiace”. Aggiunge: “Non era il riconoscimento del fatto di aver ucciso. Non si può, essendo un essere umano e un rappresentante delle forze dell’ordine, rallegrarsi della morte di qualcuno, fosse anche un delinquente”. Il Sap, membro fondatore del Cesp, “è un sindacato democratico, che rispetta i diritti dell’uomo” . Inoltre “se io rappresento il Sap, e se il Consiglio d’Europa mi ha eletto vice presidente della commissione dei diritti dell’uomo – è la prima volta che un poliziotto ha questo incarico – non ci sono questioni da porre sul rispetto dei diritti dell’uomo all’interno della nostra organizzazione”.