C’è l’accordo tra azienda e sindacati sulla vertenza Electrolux. Dopo nove mesi di trattative e 150 ore di sciopero, la firma è arrivata nel pomeriggio di mercoledì al ministero dello Sviluppo economico, alla presenza del ministro Federica Guidi e dei presidenti del Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, del Veneto, Luca Zaia, dell’Emilia Romagn,a Vasco Errani, e della Lombardia, Roberto Maroni. Il documento, che riguarda tutte le fabbriche e le produzioni italiane di elettrodomestici della multinazionale svedese, prevede una riduzione del costo del lavoro e del prodotto e azioni di efficienza produttiva nelle fabbriche italiane. In cambio, Electrolux si impegna – nel quadro del piano strategico 2014-2017 – a investire in Italia 150 milioni di euro, dedicati per il 60% a innovazioni di prodotto e per il 40% a interventi sul processo produttivo, escludere licenziamenti fino al 2017 (ce ne saranno però 800 nel 2018), aumentare i volumi di produzione delle fabbriche di Solaro (Milano), Susegana (Treviso) e Forlì e assicurare la continuità delle produzioni di lavabiancheria del sito di Porcia (Pordenone) rifocalizzandole sui segmenti più alti e a maggior valore aggiunto. Il documento sarà firmato in via ufficiale giovedì pomeriggio, a Palazzo Chigi, alla presenza di Matteo Renzi. Il via libera finale arriverà dopo il referendum dei lavoratori, atteso per il 22 maggio.
In particolare, l’accordo prevede la decontribuzione dei contratti di solidarietà, la riduzione delle pause (dopo la trattativa si è arrivati alla decisione di ridurre solo quella aggiuntiva di Porcia da 10 a 5 minuti) e dei permessi sindacali (tagliati del 60% dal 2015), l’aumento della produzione e la mobilità incentivata per 300 lavoratori. Il risultato sarà l’abbattimento di quasi 3 euro l’ora del costo degli impianti, in modo da renderli competitivi con quelli polacchi, come richiesto dall’azienda per non delocalizzare. “Un accordo di fondamentale importanza per la continuità produttiva, la competitività e la protezione dei posti di lavoro nelle nostre fabbriche”, ha detto Ernesto Ferrario, amministratore delegato di Electrolux Italia. “Se non fossimo stati in grado di raggiungere l’intesa, oggi ci troveremmo in una situazione davvero difficile sia dal punto di vista della continuità di business sia della protezione dell’occupazione”. Invece “l’accordo ci permette di cogliere tutte le opportunità, di servire meglio i nostri clienti e i consumatori”.
Guidi: “Eccezionale, nessun esubero” – Anche per il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, intervistata da Repubblica, l’accordo “è un risultato eccezionale” perché non c’è “nessun esubero e nessun licenziamento” e “rappresenta un cambio culturale significativo: i lavoratori fanno i sacrifici, l’azienda mantiene la sua presenza in Italia e investe in innovazione, governo e enti locali mettono in campo misure a sostegno di questo progetto”. Quanto all’aumento delle risorse per rafforzare la decontribuzione, “non è una misura ad hoc per l’Electrolux. Accanto al poderoso sostegno previsto dal decreto Poletti per i contratti di solidarietà è previsto pure un importante sostegno dello Sviluppo sotto forma di finanziamenti agevolati per gli investimenti in innovazione e tecnologia”, spiega Guidi. “Per circa due terzi dei 150 milioni che Electrolux investirà nel quadriennio si potrà ricorre a finanziamenti agevolati o a fondo perduto anche con il contributo delle Regioni”. In merito alla Fiat, di cui disse “è un’azienda privata e fa quello che vuole”, Guidi precisa: “In quella occasione forse sono stata troppo tranchant. Ciò che volevo dire è che queste sono aziende private e che non possono essere trattenute forzatamente. Quel che può fare il governo, ed è quello che abbiamo fatto nel caso Electrolux, è creare le condizioni perché le industrie rimangano in Italia”.