Il numero uno di Fiat e Chrysler: "Le molte virtù che mi sono state attribuite appartengono alle 300.000 persone che lavorano per Fiat Chrysler Automobiles nel mondo"
”La nuova vita che abbiamo iniziato in Fiat Chrysler Automobiles rappresenta uno dei periodi più significativi della mia vita personale”. Lo ha detto l’amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne, alla platea della Camera di Commercio brasiliano-americana, che lo ha incoronato Uomo dell’anno 2014, insieme a Rubens Ometto Silveira Mello, presidente del consiglio di amministrazione del gruppo dell’energia e delle infrastrutture Cosan. Per l’occasione Marchionne ha ammesso di aver trascorso gli “ultimi cinque anni lavorando in modo tenace e deciso” alla creazione di un “singolo gruppo” in grado di “spingersi al di là della sola cooperazione industriale e raggiungere una piena integrazione culturale”: un “sogno che ho coltivato fin dall’alleanza del 2009”.
La cerimonia di consegna del premio si è svolta nello storico hotel di New York, il Walford Astoria. Il numero uno della casa automobilistica italoamericana è stato introdotto da Mack McLarty, capo dello staff della Casa Bianca nel 1993-1994, quando era presidente Bill Clinton. Suggerendo al pubblico di “non lasciarsi ingannare dal maglioncino nero”, McLarty ha definito Marchionne come un uomo che unisce “visione, autorità, creatività e responsabilità. E che ha guidato una delle maggiori svolte dei nostri tempi strappando Chrysler dall’orlo del precipizio. Ha fatto dell’impossibile il possibile”.
“Le molte virtù che mi sono state attribuite appartengono alle 300.000 persone che lavorano per Fiat Chrysler Automobiles nel mondo. Ogni giorno portano sul posto di lavoro il loro talento e la loro determinazione a creare qualcosa di speciale. Stanno coraggiosamente scrivendo una storia che va al dì la del successo industriale. Lavorano umilmente fianco a fianco per creare una casa automobilistica globale che trae la sua forza dall’essere multi-culturale e multi-etnica”, ha detto Marchionne.
Per il quale il “successo dell’unione” di Fiat e Chrysler “dipende dalla volontà di uomini e donne con diversi background ad aprirsi e condividere gli uni con gli altri le proprie esperienze. Ogni tentativo di far dominare una cultura su un’altra, sempre secondo il manager, non solo soffocherebbe la creatività ma eliminerebbe uno degli elementi più preziosi per una società: quella storia personale fatta di tutte le esperienze che ci hanno reso quello che siamo. Ucciderebbe l’identità e la personalità. In un mondo che richiede sempre più di pensare in modo globale, il successo sarà guidato da coloro che vogliono ascoltare, condividere le esperienze, scambiarsi idee e ampliare gli orizzonti. Sarei naif se dicessi che è facile. Ma come quasi tutte le cose nella vita, quelle più gratificanti sono le cose più difficili”, ha aggiunto.
Marchionne ha quindi ripercorso la storia della Fiat in Brasile, dove la prima Fiat è stata venduta nel 1904, cinque anni dopo la fondazione della società. “Da allora siamo diventati leader del mercato automobilistico in Brasile, posizione che conserviamo da 12 anni. Crediamo nel futuro del Brasile e continuiamo a investirvi”, ha aggiunto ricordando l’impianto in via di costruzione a Pernambuco, dove la produzione sarà avviata nel primo trimestre del 2015.