L'ex ministro ha risposto alle domande dei magistrati dopo essere rimasto in silenzio nell'interrogatorio di garanzia. Gli avvocati: "Ci teneva a chiarire e spiegare tutti i fatti, aspettava con ansia di poterlo fare"
E’ durato 7 ore l’interrogatorio in carcere, al Regina Coeli, dell’ex ministro Claudio Scajola, arrestato per aver favorito la latitanza dell’ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena. All’uscita dal carcere né il sostituto Francesco Curcio né il pm Giuseppe Lombardo hanno rilasciato dichiarazioni limitandosi a dire che Scajola ha risposto alle contestazioni che gli sono state addebitate. La novità è che Scajola ha risposto alle domande dei magistrati a differenza dell’interrogatorio di garanzia, pochi giorni dopo l’arresto, quando aveva scelto il silenzio. Ad ogni modo il verbale di oggi, 16 maggio, è stato secretato. Quello di Scajola, ha spiegato il suo avvocato Giorgio Perroni, “è stato un interrogatorio molto sereno e voglio ringraziare i magistrati che hanno messo il mio assistito in condizioni di poter fornire tutte le spiegazioni”. Sia Perroni sia l’altro avvocato dell’ex ministro, Elisabetta Busuito, non hanno risposto a chi gli chiedeva se nel corso dell’interrogatorio sono state fatte nuove contestazioni all’ex ministro limitandosi a ribadire di essere “soddisfatti” di come è andato il confronto con i magistrati. “Scajola ci teneva a chiarire e spiegare tutti i fatti – ha detto Busuito – aspettava con ansia di poterlo fare e ci è riuscito anche grazie ai pm che ci hanno consentito di svolgere l’interrogatorio in un clima sereno”. L’ex ministro ha affrontato le sette ore di interrogatorio senza appunti e ai suoi legali è apparso “sereno e tranquillo”. “Si è trattato di un interrogatorio molto lungo e articolato – hanno aggiunto i legali – in cui Scajola ha risposto a tutte le domande che gli sono state formulate fornendo una spiegazione a tutti i fatti che gli sono stati contestati”.
Tra le altre cose ci sarà da capire, per esempio, se ci possa essere un chiarimento sull’ipotesi di cui sono convinti il procuratore capo Federico Cafiero De Raho e i sostituti Giuseppe Lombardo e Francesco Curcio convinti che Scajola faccia parte di una rete più vasta di esponenti di Forza Italia e personaggi legati a quel partito che possa aver avuto un interesse economico e politico a favorire Matacena e i suoi referenti criminali, come scrive il Corriere della Sera. Vincenzo Speziali, per esempio, il “mediatore” con i libanesi amico di Scajola, secondo il Corriere era in contatto con Giampaolo Tarantini, l’imprenditore pugliese che portava le donne alle feste di Silvio Berlusconi.