Da noi se ne parla sempre meno, come se l’emergenza sia passata, ma altrove la prevenzione dell’Aids è un affare serissimo. In Inghilterra, ad esempio, dove la catena di supermercati Tesco è al centro di una iniziativa rivoluzionaria: i clienti del supermarket, infatti, potranno sottoporsi al test veloce dell’Hiv. Tra un fila al banco salumi e un giro tra i surgelati, basteranno poche gocce di sangue, prelevate in un’apposita stanza, e nel giro di meno di un minuto potranno ricevere il risultato. I test rapidi sono sempre più diffusi in Gran Bretagna, dopo che lo scorso mese sono finalmente arrivati in commercio, dopo l’annullamento di un divieto vecchio di più di vent’anni.
E l’iniziativa dei supermercati Tesco, in collaborazione con il National Aids Trust e il Thames Valley Positive Support, mira a sensibilizzare maggiormente la popolazione, dopo che la guardia nei confronti della sindrome da immunodeficienza acquisita è stata pericolosamente abbassata negli ultimi anni. Nel Regno Unito, ad esempio, un sieropositivo su cinque non sa di aver contratto il virus, e i dati sulle persone che vivono con l’Hiv sono preoccupanti: quasi 100.000 (dati aggiornati al 2012). E va sfatato anche il mito secondo cui, ormai, “di Aids non si muore più”. Sempre nel 2012, 490 sudditi di sua maestà sono morti a causa delle mille complicazioni che provoca il virus.
Il progetto sperimentale si sta svolgendo nella cittadina di Slough, in Berkshire, ma la Tesco, un colosso con 6700 punti vendita e quasi 600mila dipendenti, già promette di allargare l’iniziativa in altre zone del Regno Unito.
E le organizzazioni di volontari che si stanno occupando direttamente della somministrazione gratuita dei test a Slough hanno dichiarato che l’obiettivo è quello di diffondere l’iniziativa in altri luoghi molto frequentati come centri ricreativi, palestre e negozi. Non è certo la prima volta che l’Inghilterra si fa notare per un approccio capillare e innovativo alla prevenzione dell’Hiv: solo pochi mesi fa, infatti, era stato inaugurato a Londra un centro test nella chiesa battista di Walthamstow, allo scopo di informare soprattutto la comunità di immigrati africani, all’interno della quale il virus è molto diffuso.
E le parole del reverendo Fred Annin avevano squarciato il velo di ipocrisia che troppo spesso accompagna il rapporto tra religione e malattie sessualmente trasmissibili: “Parlare di Aids nelle chiese non dovrebbe essere un tabù. È una condizione medica e la gente ha bisogno di aiuto. Pregare non ci restituirà la salute, se ignoriamo la medicina”. Sarebbe il caso, anche in Italia, di prendere spunto.