La mattina in cyclette con il patron della Technogym, poi in visita alle fabbriche Orogel e Amadori, il comizio a Forlì e Sassuolo, l’incontro con i terremotati a Medolla. Matteo Renzi chiude il suo tour in Emilia Romagna a Modena e poi Reggio Emilia. Un viaggio attraverso una terra che fu rossa, ma soprattutto schierata con Pier Luigi Bersani e che ora il premier spera possa rilanciare la sfida del Partito democratico per le prossime elezioni. “Fanno il daspo ai tifosi”, ha detto in piazza a Forlì in mattinata, “va fatto il daspo ai politici che prendono le tangenti: questo non deve succedere mai più. Non lasceremo l’Expo in mano alle tangenti. Se ce la fa il Governo, ce la fa l’Italia e se ce la fa l’Italia torna la speranza. Scommettere sulla sconfitta dell’Italia non è una cosa da italiani, salveremo questo paese dai gufi, dai disfattisti”. A Modena lo hanno contestato .
E non manca l’attacco al Movimento 5 stelle e a uno dei punti fondanti del loro programma: “A chi ha votato Grillo domandate se davanti alla crisi può bastare la frase ‘daremo il reddito di cittadinanza‘. No, noi non daremo reddito di cittadinanza, daremo lavoro, che dà dignità”. Continua poi parlando dei fischi all’inno di Mameli durante la finale di Coppa Italia all’Olimpico e alla “solidarietà” espressa da Grillo: “Caro Beppegufo, non si fischia l’inno nazionale perché noi vogliamo bene all’Italia, siamo italiani prima che democratici e noi l’inno lo portiamo nelle scuole”.
Nel pomeriggio, il leader Pd ha poi fatto visita alle zone terremotate. Matteo Renzi ha toccato col suo tour elettorale le zone colpite dal sisma esattamente due anni fa. E ne fa un esempio per una Italia che è “a un bivio”, da una parte i “gufi” che vedono solo negativo e dall’altra quelli che “si rimboccano le maniche”. Si è preso qualche fischio in piazza a Modena e ci sono pure i cartelli che testimoniano la rabbia di chi ha da poco subito pure l’alluvione del Secchia. Ma la piazza è piena di bandiere Pd. Il pranzo sociale organizzato a Sassuolo è tutto esaurito.
Renzi ha incontrato a Medolla i sindaci delle zone colpite, in un clima definito “molto positivo”. “Non ci sono molti paragoni possibili in termini di qualità e incisività dell’intervento”, ha spiegato, elogiando persone, imprese e istituzioni per la reazione e per quello che è stato fatto. “Qui tutti devono andare orgogliosi”. Errani, ha detto, “ha spiegato voce per voce dove hanno messo i soldi, in Italia non è andata sempre così, è stata una cosa molto importante. Gli emiliano-romagnoli possono andare orgogliosi di come è stata fatta la rendicontazione, dovete essere orgogliosi di come avete reagito a questo momento di difficoltà”.
Poi sull’ulteriore richiesta arrivata dalla Regione Emilia-Romagna di un altro miliardo. “Trattare di soldi con Errani – ha detto il premier – è sempre difficile, se Errani dice un miliardo sarà un osso duro da rosicchiare… Però Errani fa l’interesse dell’Emilia-Romagna e come commissario ha lavorato in modo molto importante per le procedure e la rendicontazione”. Non manca di elogiare soprattutto i suoi ex colleghi. “Sono straordinari, il sindaco è spesso il primo argine alla disperazione, in queste vicende”. Certo, nell’area emiliana colpita “c’è ancora molto da fare, l’ultimo decreto ha iniziato il suo iter che vale 200 milioni di investimenti”. Rimane ancora da fare anche in termini di “verifiche fiscali per agevolare questo territorio, sia in via strategica. In questa realtà ci sono delle aziende che hanno fatto un lavoro talmente bello per cui oggi dei 41mila cassaintegrati legati al terremoto ne sono rimasti poco più di 200: per questo dobbiamo dire grazie anche ai lavoratori e agli imprenditori. Sarebbe molto utile oggi fare gli interventi infrastrutturali necessari, a partire dalla Cispadana che sarebbe uno sbocco molto significativo per aziende di eccellenze mondiale. Il governo farà la sua parte”.