Perché le persone non riescono ad accettare il diverso da sé? Perché una “barba” sul volto di un uomo, che vuole rappresentare se stesso come donna, suscita tanta indignazione sul podio più alto dell’EuroFestival? Cosa si nasconde dietro la rabbia omofobica e transfobica?
L’ignoranza. Una semplice parola che più di ogni altra dovrebbe fare rabbrividire, e in ogni luogo e istituzione di tipo educativo dovrebbe risuonare come blasfema. Invece, l’ignoranza regna sovrana tra le persone e cosa più devastante si insinua tra gli individui, come uno dei virus più purulenti, rinforzando sciocchi stereotipi e lasciando il posto all’inutile normalità.
Ecco allora che dietro la diversità, intesa semplicemente come espressione della libertà di essere e di rappresentare se stessi, si cela il pericolo dell’imbarazzo, la paura di non essere “giusti”, il bisogno di nascondersi, o meglio nascondere la stessa diversità, la propria identità, fino a sperimentare il più complesso concetto di omofobia interiorizzata.
In realtà il tutto sembra paradossale e assurdo, eppure nei secoli gli individui hanno costantemente lottato per affermare una delle caratteristiche più naturali e semplici del genere umano: l’amore. Un amore che non può avere limiti, un amore che dovrebbe rappresentare l’esperienza di vita più importante, un amore che può, anzi deve orientare gli esseri umani prescindendo dal “genere” di appartenenza.
#stopomofobia non è solo un hashtag come tante altre, ma l’espressione del possibile cambiamento. Negli ultimi mesi sono state tante le iniziative anche nel nostro paese che hanno promosso un dibattito costruttivo sulle differenze di genere; progetti che hanno portato e stanno portando avanti una identificazione del concetto chiave “del rispetto dell’altro diverso da sé”. Eppure, nonostante l’impegno di “tanti”, sembra difficile comunicare e comprendere il vero significato e il vero valore della parola rispetto. Scuole in cui gli insegnanti e/o i professionisti hanno promosso una cultura delle differenze e che allo stesso tempo hanno dovuto lottare per affermare il semplice diritto alla libertà di espressione e di pensiero. Iniziative studentesche che, pur provando ad affermare il diritto al sapere, hanno visto chiudere le porte della conoscenza proprio dagli stessi adulti che hanno avuto paura di affrontare, capire, riconoscere l’importanza delle differenze. Romanzi incriminati di promuovere la cultura “pornografica” della diversità e opuscoli mai consegnati nelle mani di chi avrebbe potuto insegnare in modo funzionale il concetto del rispetto.
Ecco che nel giorno più importante, quello che rappresenta ufficialmente il cambiamento, in cui gli individui sono stati riconosciti semplicemente come esseri umani e non appartenenti ad un orientamento sessuale sano o patologico, in questo giorno è utile ricordare che qualsiasi discriminazione è e resta solo stupidità.
Durante un congresso una ragazza mi chiese se potevo chiarirle la differenza tra omofobia e omofobia interiorizzata. Ricordo che le mie parole furono semplici ma efficaci. L’omofobia è un concetto sociale, distruttivo ma non psicopatologico; gli esseri umani possono apprendere dall’esperienza, quindi conoscere e migliorare il proprio sapere emozionale. L’omofobia interiorizzata è invece una psicopatologia: un meccanismo difensivo che alimenta costantemente negli individui la distruzione di se stessi utilizzando la violenza nei confronti dell’altro diverso da sé.
Il 17 maggio del 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità cancella il termine omosessuale dalla lista delle malattie mentali.
Il 17 maggio 2014 il mondo intero non deve dimenticare che eterosessualità, bisessualità e omosessualità sono semplicemente espressioni naturali, sane e funzionali dell’orientamento sessuale.