Un giorno di Maggio, Freccia Rossa per Milano, direzione Bocconi per l’Aiesc ‘Youth to Business’ Forum.
La tratta tra Roma ed Orvieto è una meraviglia, se ci si dal’opportunità di staccare ogni tanto gli occhi dal computer e dagli obiettivi… ad alta velocità. E a Maggio la campagna che esplode di verde è veramente un grande bellezza. Mi chiedo quante volte l’ho persa, nelle centinaia di tratte Roma/Milano/Roma. Quanti di voi ci hanno mai fatto caso?
Il paesaggio mi ha ricordato come da ragazzo amavo la montagna e la campagna, lavoravo con una associazione ecologista, e dall’amore per l’ambiente è nata una azienda agricola di riciclo di materiali organici ‘dispersi’ nell’ambiente per produzione di substrati ecologici che è diventata leader nel Lazio (in pratica ho costruito un business sulla cacca di cavallo, di mucca e segatura, che dopo un po’ fatturava quasi un miliardo di vecchie lire, nei primi anni 90.
Primo invito: non dimenticate la bellezza, potrebbe essere la base del vostro business. In Italia più che mai. Se persino io- laureato in psicologia sperimentale e da sempre e per sempre più filosofo che imprenditore- sono riuscito a trasformare la cacca in oro, figuriamoci voi – che magari partire da studi più ‘economici’, partire direttamente dall’oro italiano- la cultura, l’ambiente, il turismo- quanto può essere più facile.
Due. Cooperativa Giotto, alta pasticceria del carcere di Padova. I panettoni buoni fatti dai ‘cattivi’ – i detenuti-pasticceri-imprenditori del carcere. Sono ritenuti i panettoni più buoni e costosi, e sono esportati in tutto il mondo.
Business Unusual!
Quindi, secondo invito: non dimenticate la Bontà.
Soprattutto se ‘green’, etico, coniugato con il sociale, alla fine ‘il buono può vincere’.
Tre. Vi racconto ora di un progetto che si chiama Tessiamo il Futuro. Sapete che in Calabria, in provincia di Cosenza, in particolare nella zona di Longobucco, c’era una volta la produzione della seta calabrese? Se non lo sapete non preoccupatevi perché non lo sanno neanche i calabresi, e neanche che c’è un Museo della Seta a Mendicino, appunto di archeologia industriale.
Con un gruppo di studenti, vogliamo riportare in produzione la seta, e produrre bigiotteria, cravatte ed altro. La seconda sfida, è farlo con soggetti fortemente svantaggiati: in particolare con le donne vittima di tratta. Pensate a gioielli in seta prodotti da prostitute nigeriane.
Terzo invito: non dimenticate gli ultimi, il sociale, non assisteteli ma fate business creativi con loro. Create ‘accostamenti creativi’. Si chiama ‘social business’. In Italia si fa da decenni, l’economista Nobel per la Pace Mohammed Yunus, grande promotore del microcredito, è uno dei ‘campioni’ più noti nel campo.
Quattro. Sapete ormai tutti cosa sono i Droni? Erano partiti come aggeggi militari, ora li usano nella cooperazione internazionale. Come? Ad es. per la consegna di medicine ad Haiti, dove impossibile arrivare in auto o in bicicletta.
Quarto invito: coniugate sociale e innovazione: è la nuova frontiera della Social Innovation, un paradigma che vuole tutti gli attori sociali coinvolti nella soluzione dei problemi sociali- non solo lo stato e il non profit, ma anche le aziende, le fondazioni, e sempre di più i cittadini.
Molti grandi imprenditori hanno scoperto -e meglio tardi che mai- quello che nel non profit diciamo da anni. La vera sfida non è fare business as usual, è cambiare il mondo facendo business. Come dice Richard Branson nel suo ‘Screw Business as Usual’ : ‘Bisogna rivoltare il capitalismo dalla testa ai piedi!’.
La Fondazione Gates investe più soldi in progetti sanitari della Organizzazione Mondiale della Sanità. C’è un movimento che viene definito ‘Filantrocapitalismo’ che coinvolge centinaia di miliardari in tutto il mondo, che vuole cambiare il mondo attraverso progetti sostenibili, creando e finanziando imprese sociali locali, non solo assistenzialismo.
C’è un filone sempre più sviluppato di microcredito e finanza sociale che prevarrà sugli approcci assistenzialistici e a ‘fondo perduto’. L’ho ampiamente racconto nei miei post qui su ilfattoquotidiano.it.
Per questo il settore non profit ha bisogno di ‘business people’ e di giovani in gamba, in grado di capire il linguaggio del business ma con forte sensibilità sociale.
Quindi in colclusione: non solo ‘non dimenticate’ il Bello, il Buono, il Sociale. Ma fatene la fonte vitale della vostra professione, del vostro business, della vostra umanità.
Di certo a 70, 80 anni anni guardandovi indietro, al contrario di tanti manager stanchi che hanno passato la vita a far arricchire qualche multinazionale ed a viaggiare col naso sul computer senza darsi il permesso di ammirare la bellezza che li circonda, potrete dire: ‘ ho fatto un bel viaggio, ho vinto delle sfide ricche di senso’.