Nicola Femia, accusato di associazione mafiosa, ritenuto boss di ‘ndrangheta, durante il processo a suo carico ha attaccato duramente il giornalista Giovanni Tizian. Tizian è sotto scorta proprio per aver ricevuto minacce. Femia, nel 2011, si lamentava al telefono con il sodale Guido Torello delle inchieste del giornalista. Torello rassicurava Femia: “O la smette o gli sparo in bocca e finita lì”. Ora il re dei videopoker, sottoposto alla sorveglianza speciale per la sua pericolosità, rendendo dichiarazioni spontanee in aula ha nuovamente preso di mira il cronista dell’Espresso. “Ho avuto la custodia in carcere per un giornalista, non c’è una denuncia, non c’è un capo di imputazione. Mi devo difendere. Non posso riassumere riassumere 14 mesi di ingiustizie, rispondo di cose inesistenti”. Queste le parole di Femia. Parole che se pronunciate da un soggetto, imputato per associazione mafiosa, assumono il chiaro intento intimidatorio. Nei fatti Femia, ritenuto dall’antimafia un pericoloso boss, scarica su un cronista la responsabilità unica del procedimento a suo carico.
Il processo, in corso a Bologna, dove sono imputate 23 persone, 13 per mafia, è scaturito dall’inchiesta Black Monkey coordinata dal pm Francesco Caleca. Giovanni Tizian, che si è costituito parte civile, da cronista della Gazzetta di Modena aveva svelato affari e rapporti di Femia. Il presunto boss si era trasferito a Ravenna nel 2002 diventando, secondo l’accusa, il capo di un sistema criminale operante nel territorio nazionale attivo in particolare nel settore, appunto, del business dei giochi on line e delle video-slot. In aula Femia ha anche aggiunto: “Se ho commesso un reato è giusto che paghi. Chi sbaglia deve pagare. Sbaglia Femia? Deve pagare Femia. Sbaglia il giornalista? Deve pagare il giornalista”.
Il presidente del collegio giudicante ha deciso di togliergli la parola. L’intento era di lanciare un messaggio e nuovamente indicare il giornalista come unico responsabile della sua condizione di detenzione e di imputato per mafia. Già durante l’udienza preliminare Femia si era lasciato andare a pesanti affermazioni contro il cronista, due giorni fa nell’aula c’erano anche esponenti dell’associazione Libera e studenti che hanno ascoltato le parole dell’imputato, accusato di associazione mafiosa.
Femia, secondo l’accusa, è a capo di una associazione criminale finalizzata ad assumere una posizione di controllo nel settore economico del gioco elettronico e, tra i contatti, vantava anche rapporti con uomini delle forze dell’ordine. Ora questa associazione criminale è stata scompaginata ed è in corso il processo, ma Femia non smette di inviare messaggi obliqui e minacce. Giovanni Tizian ha ricevuto testimonianze di vicinanza da parte di cittadini e associazioni antimafia contro la boria e l’arroganza del potere mafioso.
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