I bambini del Pra’, il quartiere popolare e popoloso che si arrampica sulle montagne di Genova, aspettavano questa giornata: “C’è una festa” grida uno di loro. Hanno visto i cartelloni “con la faccia di quel prete, quello che cantava e puzzava sempre di sigaro” suggerisce una delle più grandi. Seduti sulle panchine del PalaCep con gli occhi attenti passano in rassegna la strana composizione degli ‘invitati’.
Mentre in molti vanno a prendere posto all’interno del palazzetto qualcuno si ferma fuori, al chiosco. Come sempre in queste occasioni è il ristorante La Lanterna, fondato da Don Gallo e dove lavorano tanti dei suoi ragazzi, a fare i panini e dare da bere. “Uno spritz” ordina Mario, cinquantenne di Tortona appena arrivato in auto con la moglie. Si guarda intorno e aggiunge sorridendo: “Se quando muori si ricordano di te disabili, prostitute e tossicodipendenti vuol dire che hai fatto un bel lavoro”.
Gli amici del Gallo arrivano alla spicciolata. Il primo a salire sul palco è Loris Mazzetti che con il prete di strada, nel 2010, scrisse una biografia-intervista. L’autore televisivo ricorda il don con le sue stesse parole: “In ogni momento della mia vita penso al vangelo e alla bibbia, ma non dimentico cosa scriveva Marx”. Arriva poi il momento di Vauro e di Cinzia Monteverdi, Ad de Il Fatto Quotidiano. Il vignettista, che a Don Gallo era legato da una lunga amicizia, parla dell’eredità del prete di strada: “Quando penso alle chiacchierate con Don Gallo mi vengono in mente parole che sembrano diventate desuete: accoglienza e solidarietà. Invece sono parole importanti perché veicolano valori che stiamo perdendo”.
Poi partono i contributi video di chi a Genova non è riuscito ad arrivare: Vasco Rossi, Fiorella Mannoia e Paolo Rossi. Per il rocker modenese: “Non era solo un sacerdote, ma anche un grande uomo che ha contributo a rendere migliore questo mondo” (video). Mentre Paolo Rossi, nella sua video-testimonianza, dice: “Don Gallo mi ha assolto dai peccati passati, presenti e futuri (video). Noi artisti non andiamo molto d’accordo con i preti, ma nel suo caso era diverso”.
Dopo pranzo sale sul palco Maurizio Landini. Il segretario nazionale della Fiom-Cgil ricorda l’ultimo incontro con Don Gallo in occasione del 25 aprile 2013: “La sua ultima festa di Liberazione, che anche quella volta trascorse con i lavoratori”. Alle 18 è stato poi il turno di Marco Travaglio e subito dopo di Ferruccio Sansa, coordinatore de Il Fatto Quotidiano del Lunedì . “Genova è rimasta senza papà” ha detto il giornalista, lamentando anche la pochezza delle figure che ora dominano il panorama ligure “come dimostrano gli arresti della settimana scorsa, dell’ex ministro Claudio Scajola e dell’ex senatore Luigi Grillo”. La chiusura della giornata è stata affidata a Dori Ghezzi che ha introdotto lo spettacolo su Fabrizio De André, Le Cattive Strade di Andrea Scanzi e Giulio Casale.
La kermesse continua oggi: alle 11:30 Dario Vergassola intervista il direttore del nostro giornale Antonio Padellaro. Sono invece tre gli incontri del pomeriggio. Alle 15 si parlerà delle elezioni europee con Antonio Padellaro, Peter Gomez, Carlo Freccero, David Perluigi, Marco Revelli e don Paolo Farinella. Poi i due incontri sui temi forse più cari a Don Gallo: alle 17 Silvia D’Onghia modererà il dibattito su droghe e carcere, mentre alle 19 Chiara Paolin condurrà l’incontro dal titolo “LGBT, il diritto alla diversità”. Gran finale alle 21:30 con concerto di Cisco. Nella scaletta della serata non mancherà certamente la canzone che il Gallo intonava pure in chiesa: Bella Ciao.
Da Il Fatto Quotidiano del 18 maggio 2014