Salvatore Urgias, autista della società di trasporto pubblico Arst e delegato sindacale Filt Cgil, ha inviato ai medici la documentazione sanitaria di tre conducenti. L'impresa lo ha considerato un comportamento "indebito" e gli ha contestato la violazione di segreto di ufficio: per lui niente servizio e niente paga in attesa della sanzione definitiva
Sospeso dal servizio e dalla paga. E’ quanto è accaduto a Salvatore Urgias, 46 anni, autista di bus a Cagliari e delegato sindacale Filt Cgil. La sua azienda, la Arst, lo ha sanzionato per avere “indebitamente richiesto visite di controllo nei confronti di alcuni dipendenti, allegando, per altro, certificazione sanitaria coperta da privacy”.
Le visite mediche in questione vedono coinvolti altri tre autisti della società del trasporto pubblico sarda, che copre l’intera isola e conta 2200 dipendenti. “I tre conducenti hanno subito degli interventi chirurgici che hanno causato alcuni problemi fisici – racconta Massimiliana Tocco, segretaria generale della Filt Cgil di Cagliari – così hanno fatto richiesta di essere sottoposti a visita medica straordinaria”. Riconoscere il loro impedimento, infatti, potrebbe comportare un adeguamento del carico di lavoro alle loro condizioni fisiche, magari con l’assegnazione di tratte più brevi. “Ma queste richieste non sono state tenute in considerazione in alcun modo dall’azienda – si lamenta la sindacalista – in un caso, un conducente sta aspettando risposta da sette mesi”.
E qui è intervenuto Salvatore Urgias. Il delegato sindacale ha inviato al medico competente la documentazione sanitaria dei colleghi, con l’intento di sollecitare la convocazione per una visita. “Magari voleva farlo a fin di bene, ma ha tenuto un comportamento contrario al protocollo – precisano dalla direzione Arst – di fatto, si è sostituito all’azienda. Solo la società può fare richiesta di visite mediche e inviare documenti sanitari coperti da privacy”. Così è scattata la sanzione. A casa dal lavoro senza stipendio fino a data da destinarsi sulla base del regio decreto 148/1931, che prevede la sospensione “dal soldo e dal servizio” nel caso in cui i dipendenti “siano implicati in fatti che possano dar luogo alla retrocessione o alla destituzione”. Tra questi fatti, rientra anche la violazione di un segreto di ufficio e a questo comma l’azienda ha fatto riferimento per sanzionare il dipendente. “Avevamo le liberatorie da parte dei lavoratori – si giustifica Massimiliana Tocco – e abbiamo inviato il materiale su richiesta dello stesso medico competente”.
Ma queste spiegazioni non sono bastate all’azienda: secondo la società il consenso di conducenti e medici non giustificava un comportamento ritenuto “indebito”. La sospensione di Urgias, fanno sapere da Arst, è solo in via preventiva: si è appena conclusa un’inchiesta interna sul suo caso e ora l’azienda deciderà se e quale sanzione definitiva applicare nei suoi confronti. Intanto, il sindacato Filt Cgil è passato al contrattacco e ha parlato, attraverso un comunicato stampa, di “sproporzione tra la sanzione preventiva e ciò che avrebbe compiuto Salvatore Urgias” e di “un gravissimo tentativo di censura e di lesione delle prerogative sindacali, dietro al quale non vorremmo si nascondesse un intento punitivo connesso alla stessa attività sindacale del dipendente”. Non solo. La Filt Cgil ha dichiarato lo stato di agitazione del personale e avviato le procedure di raffreddamento, preludio allo sciopero, mentre i lavoratori hanno aperto un fondo di solidarietà a sostegno del collega. “Faremo causa all’azienda per condotta antisindacale”, aggiunge Massimiliana Tocco, mentre Arst replica che il ruolo di delegato sindacale di Urgias è irrilevante ai fini della sanzione.
In tutto questo, a ilfattoquotidiano.it non è stato possibile parlare con il diretto interessato, perché un ordine di servizio della società, uscito una settimana prima della sospensione, impedisce ai dipendenti di “rilasciare dichiarazioni e/o commenti sulle attività aziendali senza la previa, specifica, autorizzazione”.