Se qualcuno dei miei alunni questa settimana mi dovesse domandare: “Maestro, ma tu cosa voti?”, mi metterebbe in difficoltà. Sono cresciuto con il poster di Sandro Pertini in camera in un’Italia Democristiana che sognavo di cambiare. Ho fatto la maturità studiando Hegel e San Tommaso mentre sullo schermo della televisione scorrevano le immagini di Tangentopoli. Ho sentito l’eco delle bombe che nel 1992 hanno sconvolto la vita di tutti noi, soprattutto di quelli come me, che per la prima volta s’affacciavano al seggio elettorale per cambiare il Paese.
Ai miei ragazzi ogni 9 maggio, racconto di Aldo Moro e di Peppino Impastato. Quando qualche anno fa, un giorno, entrai in classe e chiesi loro di scrivermi su un foglio, cosa sapevano del Parlamento, Mattia mi scrisse: “E’ il luogo dove si riuniscono i politici. Dove si promuovono le leggi. Dove si discute (o almeno dovrebbero) per il bene dell’Italia. Dove ci sono liti e a volte qualcuno si addormenta. Dove ci sono tantissime elezioni perché il governo non dura neanche un mese”.
In quel momento mi convinsi che la scuola aveva un compito: insegnare italiano e matematica, storia e geografia ma anche quello d’educare a diventare cittadini appassionati della Politica. In questi anni, ho così portato i miei ragazzi a conoscere Montecitorio e il Quirinale, ho insegnato loro cos’è un consiglio comunale; abbiamo fatto insieme vere e proprie campagne elettorali con tanto di elezione del sindaco e simulazione di consiglio comunale sui banchi dell’assemblea della città di Lodi. Ogni volta, qualche bambino, mi ha chiesto: “Maestro da grande posso davvero diventare sindaco o onorevole?”.
Il 9 maggio, era la festa dell’Europa. I miei ragazzi non lo sapevano. In questi giorni abbiamo imparato qualcosa in più dell’Europa, giocando con essa, grazie al sito dell’Unione Europea. Qualcuno mi ha detto: “Tra qualche giorno papà e mamma dovranno votare per il nuovo Parlamento”.
Per fortuna non mi hanno ancora chiesto cosa farò io perché, per la prima volta nella mia vita, resterò a casa. Mi vergogno di questa mia scelta ma non posso insegnare ai miei ragazzi a diventare dei cittadini onesti, corretti, competenti e andare a votare partiti (Ncd) che presentano alle europee uomini come Giuseppe Scopelliti. Non ce la faccio nemmeno a votare un partito (Pd) che candida al parlamento europeo uomini e donne che già hanno un ruolo e non da poco: l’onorevole Alessia Mosca, la consigliere regionale Mercedes Bresso, le deputate Alessandra Moretti, Cécile Kyenge, Simona Bonafè, Pina Picierno e tanti altri. Scorrendo le liste del Pd, tra deputati in carica, sindaci, assessori regionali, provinciali o consiglieri regionali si contano 27 persone. Viene spontanea una domanda: ci sono solo queste persone in Italia che possono svolgere ruoli pubblici? Chi fa l’onorevole dovrebbe continuare a farlo, è stato eletto per quello!
Non riesco nemmeno a votare un bel progetto come quello di Tsipras annacquato in Italia dalla presenza dei desueti e consueti partiti (Sel & C.) di una sinistra troppo occupata del mantenimento delle proprie poltrone che del bene del Paese.
Non posso nemmeno dire ai miei ragazzi che voterò il Movimento 5 Stelle capace ancora di riempire le piazze ma incapace di cogliere nella pancia del Paese, i reali problemi. Chi aveva votato Grillo lo aveva fatto per provare “anche questi qua” ma ora siamo, per la prima volta, di fronte solo ad un voto di protesta.
Non credo a questo punto di poter più rispondere a quel ragazzo che mi chiedeva se da grande avrebbe potuto diventare onorevole o sindaco. Forse per lui non ci sarà la possibilità a meno che non decida di ingoiare qualche rospo e mettere una benda agli occhi.
Se qualcuno dei miei alunni mi chiederà: “Cosa voti maestro?” dovrò ammettere che non andrò alle urne. Con rammarico, con la tristezza di chi crede che sia necessario un ultimo urlo. Ancora uno, poco silenzioso: quello del non voto.
Ho ben presente il sangue versato per permettermi di votare ma non credo che chi ha combattuto per la mia libertà, per donare alla mia generazione la possibilità di vivere in un’Italia democratica e in un’Europa pacifica, avrebbe voluto essere amministrato da una casta.
A questo punto posso solo sperare che i miei alunni non mi chiedano che cosa farò domenica prossima.