L'europarlamentare del partito di Berlusconi da tempo in lotta con gli esponenti del suo stesso partito. Prima Scajola, poi Licia Ronzulli, infine Sandro Biasotti e Fabrizio Bertot
“Ho sconfitto un cancro al seno, figurarsi se ho paura di dire come la penso… Ricevo centinaia di e-mail di persone che si complimentano per quello che dico. E anche diverse di insulti, per la verità….”. Se non fosse donna, Isabella “Susy” De Martini, sarebbe quel che si dice un “hombre vertical”. Una che non si piega. E dice sempre quel che pensa. Sentite questa: “Mi auguro che a Bruxelles arrivino tanti Grillini, assieme a tanti esponenti di Forza Italia che la pensano come me. Dobbiamo cambiare l’Europa”.
Genovese di famiglia altoborghese, 62 anni fra un mese, medico e docente universitaria, De Martini è candidata per il partito di Silvio Berlusconi all’Europarlamento, dove era entrata nel 2013 al posto di Mario Mauro, eletto a palazzo Madama. Licia Ronzulli, eurodeputata uscente, candidata nel suo stesso collegio, è da tempo il suo bersaglio preferito. De Martini l’ha pubblicamente bollata come “quella che organizzava le feste a villa Certosa”. Giudizio confermato conversando con ilfattoquotidiano.it. E rifinito con parole taglienti: “Ronzulli a Bruxelles non ha combinato nulla. Non è più tempo di organizzare feste, bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare. Io ho già cominciato. Se sarò eletta, mi occuperò di Sanità, un tema che conosco bene, ho insegnato per anni economia sanitaria e sono medico psichiatra. Dal 1° luglio funzionerà un Consiglio europeo della Sanità che dovrà realizzare un controllo generale sulle politiche sanitarie degli stati membri. Ho già preso contatto con Paola Testori Coggi, direttrice del settore sanità di Bruxelles. Mi ha accolto così: “Finalmente una persona con cui potrò collaborare”. In Italia la Sanità divora il 74,4% delle risorse delle Regioni e tutti conosciamo la qualità scadente dei servizi erogati, le liste di attesa interminabili… Dobbiamo metterci al passo con i Paesi più avanzati”.
Dai primi passi in politica, ogni presa di posizione aveva provocato scosse telluriche nel partito di riferimento. L’esordio nel 2009, come indipendente nelle liste del Pdl, in corsa per le Europee. Memorabili gli scontri frontali col potentissimo (allora) coordinatore ligure Claudio Scajola. Anche allora De Martini eccepì pubblicamente sulla qualità dei nomi prescelti ad Arcore. Inquadrando nel mirino proprio l’arcinemica Ronzulli. Nonostante le ventimila preferenze raccolte, De Martini non fu eletta. Ci riprovò alla fine del 2009, fondando Forza Liguria a sostegno della Lista “Noi con Burlando”, il governatore uscente, ras del Pd ligure, rieletto nel 2010. Un saltafosso giustificato con la volontà di rimarcare l’impreparazione delle eurodeputate del Pdl, fra le quali di nuovo la Ronzulli e Lara Comi. Nel 2012 De Martini si candidò poi con la Destra di Storace alle elezioni per il sindaco di Genova. Annunciando che avrebbe condotto una guerra senza quartiere contro il centrodestra “prigioniero” di Scajola. Mancò l’obiettivo e la Destra non entrò in consiglio comunale. Alla fine del 2013, in una lettera chiese le dimissioni di Burlando, a causa degli scandali che avevano colpito giunta e consiglio regionali, decimati dagli avvisi di garanzia al presidente del consiglio, il potente Udc Rosario Monteleone, ai vicepresidenti (uno succeduto all’altra) Marilyn Fusco e Nicolò Scialfa (IdV) e a diversi consiglieri.
De Martini riparte ora all’attacco contro il suo stesso partito, Forza Italia. Perché? “La mia non è una battaglia contro le donne. In Forza Italia esistono candidati degni, come il professor Mussa o Alberto Cirio. Ma ce ne sono decisamente più impresentabili di Ronzulli o di Iva Zanicchi che sa soltanto cantare… Fabrizio Bertot, sindaco di Rivarolo Canavese, comune sciolto per infiltrazioni di mafia, è stato candidato a Bruxelles (dove approdò già nel 2013 al posto di Gabriele Albertini, ndr). La legge Severino si è dimenticata di prevedere l’incandidabilità in Europa di coloro che risultano indagati per reati gravi. Renzi ha fatto piazza pulita nel centrosinistra e e gliene va dato atto. La stessa operazione va fatta nel centrodestra. Gli elettori potranno scegliere tra rose di nomi. Devono orientarsi verso candidati preparati, capaci. Io non sono figa, ma ho uno stato di servizio ineccepibile. La mia richiesta di adesione al gruppo parlamentare di cui fa parte il partito Conservatore di David Cameron è stata accolta dopo un’attenta due diligence del mio curriculum professionale e personale. Sono tatcheriana e sono l’unica candidata di FI che non fa parte del Ppe e sono del tutto ostile alle posizioni politiche della cancelliera Merkel”.
Perché definire il coordinatore regionale Sandro Biasotti “Un porta-Dudù”, dottoressa De Martini? “Biasotti ha accettato candidature improponibili. In cambio sa che sarà ricandidato al Senato o alla Camera. Questo per me è voto di scambio, permette infatti a tutti, dai parlamentari ai consiglieri regionali fino all’ultimo strapuntino, di costruirsi una carriera in cambio della fedeltà agli ordini superiori”. Il rilievo andrebbe rivolto a Berlusconi, non crede?.. E’ lui che ha l’ultima parola sulle candidature. “Berlusconi negli ultimi mesi è stato distolto dalla cura del partito dai suoi problemi personali. Non conosce certamente tutti i candidati di Forza Italia. Si è fidato del cerchio magico, di cui io non faccio parte. Il mio riferimento politico è Antonio Martino, un rispettato esponente liberale, ex ministro nel primo governo Berlusconi. Il presidente l’ho incontrato assieme a tutti gli altri quando ci convocò per farci gli auguri per la campagna elettorale. E non l’ho più rivisto”. Perché ha scelto Forza Italia, allora? “Il centrodestra va rinnovato e ripulito. Io ci provo. In passato avevo sempre corso da indipendente. Mi avevano fatto credere che saremmo tornati al 1994, alla meritocrazia. Mi sono accorta che non è così, purtroppo. Vedremo come andrà a finire”. Da Biasotti soltanto una minuscola chiosa alle parole già definite “sconcertanti” pronunciate da De Martini. “Sono il coordinatore del partito, devo aggregare, non distruggere”. Era ancora ignaro, Biasotti, del siluro che stava per raggiungerlo. Nel corso di un incontro genovese, presente Daniela Santanché, in collegamento telefonico Berlusconi lo ha investito della candidatura per le elezioni regionali dell’anno prossimo: “Forza Sandro, vincerai!”. Tiepida per non dire imbarazzata la reazione di Biasotti: “Ne parleremo più avanti. C’è bisogno di trovare facce e figure nuove. Berlusconi mi vuole bene ma io, non facendo carriera politica (sic), sono tra quelli che possono dirgli di no”. Biasotti si è concesso una battuta in genovese. Emmo za daeto (“abbiamo già dato”) è stato governatore dal 2001 al 2005 e oggi siede in Senato. Chi glielo fa fare di ributtarsi nella mischia, con un partito diviso e scosso? Santanché lo aveva subito bacchettato: “Non si contraddice il presidente Berlusconi. E’ inutile che cerchi di scappare…”.