Comstock invece mantiene le promesse, aborrisce il denaro, quattrini! quattrini!; rifugge il buon posto, il Far Bene qualcosa nella vita, ossessionato da una personalissima rivoluzione del sistema. Tant’è, pregno di precordi forse socialisti e della giovinezza, si impiega come libraio, a due sterline a settimana, procedendo i suoi giorni anonimi e ordinari e confidando segretamente in un futuro da scrittore. Nel frattempo condanna a un castigo eterno l’omologazione, a farla breve è così, dei generi “libri da consumo” (ebbene sì, anche allora), o il già orecchiato modus da parrocchietta, ovvero un circuito stretto di recensioni e riviste di culto dove finire o esser recensiti. È stato profetico ancora una volta. Comstock-Orwell il pioniere. È un romanzo tutto scritto, uh oggi equivale a un anatema, ve ne parlo per consigliarvene la lettura al limite e anche come pretesto per dire: ci hanno fatto credere (a noi autori) che un romanzo tutto scritto te lo tirano dietro con i denti di fuori. Ed è una balla grande quanto una casa. Con questa scusa ci rifilano la medietà, allungata con ragioni di buon senso o di un non meglio identificato mercato che pare faccia riferimento all’umanità più bieca, giacché trattasi di soggetti umani incapaci di intendere oltre una secondaria, neanche si parlasse di crapuloni unti e bisunti, dediti alle invettive, ai rutti, ai ventri mollastri dove indirizzare le peggio volgarità.
Allora penso: abbiamo perciò perso gli scrittori, dimenticati, in luogo di voci monotono spesso. E mi viene in mente, a proposito di Giuseppe Bonura, un suo pezzo memorabile su autori e poeti dimenticati, tra questi citava giganti come Pratolini, Coccioli, Fiore. Per dire, se la letteratura avrà un destino ancora, tolte certe pulzelle con un bel profilo o opinioniste spigliate tutte prese a raccontarci storie di cui ci frega non tantissimo, o quello che vi pare, chi resisterà al tempo, quale verità resisterà sui libri di letteratura un dì? Con Gordon Comstock: Ché non vedete, se sappiate guardare, come dietro quella soddisfazione e quella contentezza imbellettate, sotto quella banalità panciuta e ridacchiante, non ci sia altro che una disperazione segreta?