Secondo il quotidiano paulista Folha de SaoPaulo un contingente dei servizi brasiliani è stato allenato, a caro prezzo, nelle strutture della agenzia privata di sicurezza americana Academi, usata dal governo statunitense sia in Iraq che in Afghanistan
Brasile 2014. Dal business degli impianti a quello della sicurezza, con lo zampino degli Stati Uniti. Nel fine settimana si è verificata una situazione surreale. Mentre in alcune zone del paese le forze dell’ordine mettevano in scena un’imitazione di possibili scontri, in altre il movimento Não Vai Ter Copa scendeva davvero nelle strade per una manifestazione congiunta di diverse città, che si è però rivelata meno oceanica del previsto. A San Paolo, dove ci sono stati gli unici momenti di tensione, il movimento era appoggiato anche da comitati di lotta per la casa e sindacati di base: tutti hanno sfilato con la foto dei lavoratori morti nella costruzione del nuovo Itaquerao. Proprio lo stadio di San Paolo sublima come dai grandi eventi sportivi oramai guadagnino solo speculatori e palazzinari a discapito delle popolazioni.
I costi di costruzione (previsti per 150 milioni di dollari) sono lievitati a oltre 400, nonostante i pesanti tagli sulla sicurezza del lavoro che ha portato alla morte degli operai, per la gioia della compagnia privata Odebrecht che ha operato esentasse e con fondi governativi. Ma a suo modo, grazie a queste proteste cominciate lo scorso anno in concomitanza della Confederations Cup, si è inserito un altro business: quello della sicurezza. Un giro d’affari da oltre un miliardo di dollari, sempre di soldi pubblici, su cui si sono buttate tutta una serie di compagnie straniere dai contorni molto oscuri. Per un mese il Brasile sarà infatti presidiato da oltre 150mila membri delle forze dell’ordine, dell’esercito, e dei servizi segreti. Ci saranno droni, telecamere, elicotteri militari e almeno un migliaio di simil-Robocop del Batalhao de Operacoes Policias Especias equipaggiati di tutto punto con coltelli, fucili M4, bombe a mano e google glass collegati a database speciali per individuare elementi ritenuti pericolosi.
Chi ci guadagna da questo cyber controterrorismo? La risposta è in un cable del 2009 reso pubblico da Wikileaks in cui l’ambasciata americana a Brasilia avvisa il governo sulle possibilità di guadagno dai grandi eventi sportivi brasiliani. “Le necessità del Brasile per la realizzazione delle infrastrutture per i Mondiali di Brasile2014 e le Olimpiadi di Rio 2016 presentano al governo degli Stati Uniti ottime opportunità per collaborare alla realizzazione degli apparati di sicurezza e controllo e alla realizzazione di un piano di cyber security”. Ma non è finita qui, il quotidiano paulista Folha de S.Paulo ha infatti rivelato che un contingente dei servizi brasiliani è stato allenato, a caro prezzo, nelle strutture della agenzia privata di sicurezza americana Academi.
Il nome in sé non dice molto, ma Academi è la ex Xe Services, che a sua volta è la ex Blackwater: azienda di mercenari usata dal governo statunitense sia in Iraq che in Afghanistan. Oltre a tutta una serie di controversie legali, gli uomini della Blackwater sono accusati di aver perpetrato diverse stragi di civili innocenti in Iraq, e si sono salvati solo grazie all’immunità concessa loro dal governo americano. Poi da qualche mese gira la voce, da loro smentita, che mercenari della stessa azienda siano all’opera in Ucraina contro le milizie pro-russe. Voce che è tornata alla ribalta la scorsa settimana con un articolo di Der Spiegel che citava come fonte un importante membro dei servizi segreti tedeschi. Il Mondiale di Brasile2014 come il pantano ucraino? Al di là delle cruente operazioni di polizia nelle favelas, anche quelle volte a togliere vincoli alla speculazione edilizia, le similitudini sono molto difficili da trovare tra un evento sportivo e una guerra civile. Se non per quello che riguarda il business della sicurezza, interessato a ingigantire i problemi per aumentare i profitti di qualche governo lontano: nel caso gli Usa.