Dici America e pensi birra. E sbagli: gli Stati Uniti sono diventati il mercato più importante al mondo per consumo di vino. E’ quanto emerge dai dati dell’Oiv (Organizzazione internazionale della vigna e del vino), pubblicati qualche giorno fa in una conferenza a Parigi: destino perfido, perché è proprio la Francia ad aver perso il primato di leader di mercato del settore. Non si tratta di un dato di poco conto ma di una rivoluzione copernicana in tinta etilica: è infatti la prima volta che la patria del Bordeaux e dello Champagne viene superata da un altro Stato in termini di consumi. E l’Italia? Si deve accontentare della medaglia di bronzo nella classifica Oiv, tra l’altro con il fiato sul collo della Germania, che ci segue a distanza ma sta guadagnando sempre più terreno di anno in anno.

Per fortuna, al Bel Paese resta lo scettro come primo esportatore mondiale di vino e anche qui ai francesi tocca solo il secondo posto. Vediamo adesso per gli appassionati del settore i dati in volumi quantitativi. Gli Usa sono primi consumatori mondiali con 29,1 milioni (mln) di ettolitri (hl) consumati nel 2013 (+0,5% rispetto al 2012); la Francia è al secondo posto con 28,1 mln hl (-6,9%). L’Italia conta 27,1 mln hl (-3,7%), la Germania segue con 20,3 milioni consumati (+1,5%) e chiude la classifica Top five dell’Oiv la Cina con 16,8 milioni di ettolitri (-3,8%): brutto risultato, se si considerano i tassi di crescita nei consumi cinesi relativi al settore registrati dal 2000 in avanti. I primi cinque Paesi consumano assieme il 50% del vino di tutto il mondo. E se l’Europa, e con essa l’Italia, continua il suo trend decrescente (da 122 a 119 mln hl), lo stesso tipo di frenata si registra a livello globale.

Jean-Marie Aurand, direttore generale di Oiv, nell’occasione parigina ha presentato i dati globali sul consumo di vino. In generale, non è stata una buona annata per la diffusione del nettare prelibato del dio Dioniso. Il consumo mondiale di vino nel 2013 si colloca a 238,7 mln hl (ovvero poco al di sopra di quanto si registrava dieci anni fa), con un calo di 2,5 milioni rispetto al 2012. Soffrono molto le esportazioni dei vini in bottiglia mentre crescono quelle dei vini spumanti. In particolare, oltre ai Paesi già segnalati, c’è da evidenziare quali siano i mercati emergenti del vino, dove cresce il consumo: Argentina, Cile, Brasile, Sud Africa e Romania. Almeno per quest’anno, perché le stime sulla vendemmia del 2014 descrivono una flessione proprio dell’Argentina (-20% soprattutto per fattori climatici), del Cile e dell’Australia (tra 10% e 20% in meno). Rimmarranno stabili invece le produzioni di Brasile, Uruguay e Sudafrica mentre sono attesi incrementi rilevanti dai vitigni neo-zelandesi.

Anche se i consumi si sono globalmente abbassati, il valore degli scambi mondiali di vino è aumentato nel 2013 dell’1,5%, raggiungendo i 25,7 miliardi di euro. A farla da padrone sono sempre i vini imbottigliati e i vini spumanti, che rappresentano da soli la grande maggioranza del commercio mondiale di vino in termini di valore: 71% per i vini fermi (18,3 miliardi di euro) e 17% per i vini spumanti (4,3 miliardi di euro). “La ripresa auspicata che segna la fine della crisi sta tardando a evidenziarsi, tuttavia proprio questo calo di consumi e l’aumento della produzione ha consentito di riportare un equilibrio generale sul mercato internazionale”, ha commentato Aurand. Il segreto, insomma, è quindi guardare il bicchiere mezzo pieno.

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