Chi semina vento raccoglie tempesta. Si prevede che alle elezioni europee di domenica prossima si registrerà una fortissima protesta contro questa Europa, sotto forma di astensionismo, voto ai partiti cosiddetti euroscettici e, soprattutto, perché si tratterà della scelta più decisiva e qualificata, alle forze di alternativa reale.
Non sarà certo un fatto casuale. Questa Europa disgusta i popoli. L’ideale europeista, già partito male con un’impostazione fortemente economicista e basata sugli interessi esclusivi delle classi dominanti, è stato massacrato non poco, negli ultimi vent’anni, con l’imposizione dell’euro e delle politiche neoliberiste a favore della finanza. I risultati sono sotto gli occhi di tutti in termini di disoccupazione, immiserimento, degrado dello Stato sociale e delle condizioni di vita. Un orrido deserto su cui si elevano le lugubri torri in cemento armato della finanza autoreferenziale.
Nel suo libro “Il colpo di Stato di banche e governi” , come sempre rivelatore, Luciano Gallino ha chiarito come si sia trattato, negli ultimi anni, di un vero e proprio colpo di Stato, ottenuto destinando alle banche ingenti risorse che sono state sottratte ai cittadini. Tappe di tale colpo di Stato sono state fra le altre nell’ordine il cosiddetto Patto Euro Plus del 25 marzo 2011, il cosiddetto Six Pack del 13 dicembre 2011, e il Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell’Unione economico-monetaria, entrato in vigore il 1° gennaio 2013. Scopo di questa normativa è abolire la sovranità degli Stati e dei cittadini europei, insediando al posto della democrazia il dominio totalitario delle sedicenti leggi dell’economia liberista. Privatizzazioni, indebitamento pubblico e privato, miseria e disoccupazione crescente ne sono i risultati cui fanno da contrappunto lo sconfinato arricchimento di ristretti settori dominanti.
Come opporsi a questo colpo di Stato? Mediante una lotta politica, sociale, economica e culturale di massa che non sarà né breve né facile, ma che costituisce la sola alternativa al disastro in atto.
La via d’uscita istintivamente più facile è quella del ritorno alle monete nazionali e dell’uscita dall’euro. Ma si tratta di una scelta rischiosa, specie se non verrà accompagnata da misure di controllo sul movimento dei capitali e di garanzia del potere d’acquisto degli stipendi. Gli Stati isolati, specie se economicamente deboli, rischierebbero severe rappresaglie. Ciò non toglie che questa possibilità vada tenuta presente e valutata attentamente, ma solo come extrema ratio.
L’altra strada è quella del rafforzamento dentro l’Europa di un’alternativa alle disastrose politiche neoliberiste attuali. Inutile tornare ad affidarsi, a tale proposito, a forze socialdemocratiche o sedicenti tali che hanno mostrato in modo esauriente tutta la loro subalternità senza rimedio alle forze liberiste dominanti. A costo, come ha fatto lo sciagurato Hollande, di vedere rapidamente crollare i propri consensi e di alimentare la destra estrema del Front National.
E’ davvero divertente vedere oggi forze varie, tutte di governo, da Forza Italia al Pd, o di finta opposizione, come Fratelli d’Italia o Lega, riscoprire accenti critici nei confronti dell’Europa quando sempre costoro sono stati i fedeli esecutori di quanto richiesto da chi domina questa Europa. E si preparano ovviamente a continuare ad esserne gli zelanti servitori.
L’unica alternativa esistente a livello continentale, che diverrà senza dubbio la quarta o probabilmente anche la terza forza nel Parlamento europeo, è costituita dalla Lista Tsipras, presente nella grande maggioranza degli Stati europei. Perché il dominio della finanza può essere sconfitto solo a quel livello ed è necessario un luogo comune di elaborazione e confronto tra i popoli europei.
La sinistra italiana, dopo i drammatici errori degli ultimi dieci anni, che ne hanno determinato di fatto l’emarginazione, dovuta alla sua scarsa capacità di insediamento ed elaborazione e all’abbraccio mortale con il centrosinistra, ha qualche possibilità di risalire la china, come dimostrano gli affollati comizi degli ultimi giorni in varie città.
Non sprechiamo questa occasione per dare un’impronta nettamente di sinistra alla rivolta del popolo italiano contro la tangentocrazia e la finanza. E per ricostruire dalle fondamenta un’Europa che sia dal lato dei cittadini e non contro di loro.