L’intervista di Bruno Vespa a Beppe Grillo di ieri era a Porta a Porta ci consegna innanzitutto due dati di fatto:
1. Beppe Grillo ha fallito nel suo tentativo di sfondare nel pubblico moderato e sonnolento della seconda serata di RaiUno. E tra poco spiegherò perché.
2. Bruno Vespa si è svegliato dal torpore ventennale che lo attanagliava, tra il risotto di D’Alema e la scrivania di Berlusconi, ed è tornato a fare il giornalista. In maniera egregia, peraltro.

Politicamente ognuno di noi ha le sue idee, e sarebbe bene rispettarle. Detto ciò, dal punto di vista comunicativo l’attesissimo incontro/scontro sulle immacolate poltrone di Porta a Porta ha un risultato nettissimo: Beppe Grillo ne esce malconcio. Andò per suonare e tornò suonato, insomma.

Il leader del Movimento 5 Stelle ha politicamente un senso solo se si muove all’interno del suo habitat naturale, la piazza. Per essere efficace deve fare il mattatore, portando avanti il suo one man show senza contraddittorio e con decine di migliaia di persone osannanti. Imbrigliato nello studio più tradizionale della televisione italiana, e magistralmente messo all’angolo da un redivivo Vespa, Grillo ha annaspato, balbettando risposte poco convinte e lasciando cadere nel vuoto domande fondamentali. Una scelta azzardata, dunque, quella di andare nella tana del lupo, e le pur simpatiche battute al vetriolo nei confronti del giornalista non sono bastate a limitare i danni di una presenza televisiva che, molto probabilmente, non farà conquistare al Movimento 5 Stelle nemmeno un voto tra i moderati spettatori vespiani.

Demerito di Grillo, sicuramente, ma soprattutto merito di un Bruno Vespa mai così in forma. Dopo vent’anni di salamelecchi e interviste vellutate ai leader di destra e sinistra (il Nostro è sempre stato filogovernativo per sua stessa ammissione), ieri sera ha deciso di rispolverare il tesserino marrone che deve aver nascosto da qualche parte, ricordandosi di avere una deontologia professionale e incalzando Grillo come nessuno (nemmeno l’autoproclamatosi super partes Enrico Mentana) era mai riuscito a fare. “Ma che dici”, “ma dai”, “e tu vorresti governare il Paese così?”, “perché menti ai tuoi elettori dicendo che si può uscire dall’Euro con un referendum?”, e via così, in un crescendo di dignità professionale che farebbe invidia persino al Frost dei tempi d’oro.

Bene. Anzi benissimo, per chi come me, e certamente come voi che state leggendo, vuole un’informazione, soprattutto pubblica, che non faccia sconti al politico di turno, che lo metta alle strette, che ribatta punto su punto affermazioni troppo spesso buttate lì senza verifica e che arrivano senza filtri al telespettatore impreparato, all’italiano medio che guarda la tv dal divano di casa.

Però, perché c’è un però grande come una casa, verrebbe da chiedersi dove è stato Bruno Vespa negli ultimi due decenni, quando la sua Terza Camera televisiva ospitava politici e politicanti, leader e peones, permettendo loro di dire tutto e il contrario di tutto, mentendo deliberatamente agli elettori senza che il buon Bruno, che da oggi diventerà l’eroe di una certa sinistra (bizzarrie di un Paese al rovescio), trovasse il coraggio di dire una sola parola per contraddirli.

Onestà intellettuale vuole, dunque, che oggi si dica chiaramente che Beppe Grillo non ha fatto una grande figura. Politicamente è tutto opinabile, ma quello che abbiamo visto in tv ieri sera rimarrà lì, negli annali della nostra televisione, a dimostrazione del fatto che nemmeno il più irrefrenabile capopolo, efficace trascinatore di folle o leader carismatico scapigliato e urlante, può nulla contro due semplici cose: un giornalista che per una volta fa il suo dovere e l’implacabile verità dello strumento televisivo che non perdona. Persino meno della Rete, guarda un po’.

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